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"I Paesi devono poterli costringere". Von der Leyen e la linea Ue sui rimpatri

I fatti di Bruxelles hanno scosso le coscienze e ora l'Europa guarda al piano italiano per i rimpatri. Lega: "Chi avvisa alcuni giudici?"

"I Paesi devono poterli costringere". Von der Leyen e la linea Ue sui rimpatri
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La strage di Bruxelles ha accesso le sirene d'allarme in Europa. Centinaia di migliaia di migranti sono arrivati nel Vecchio Continente negli ultimi anni, oltre 130mila solo quest'anno e tra loro, come è stato dimostrato dai recenti fatti, ma non solo, ci sono anche estremisti della jihad. Di radicalizzati ce ne potrebbero essere migliaia in Europa e, come hanno sottolineato i ministri italiani e non solo, è complicato individuare i lupi solitari come quello di Bruxelles prima che escano allo scoperto. Ora, anche dall'Unione europea sembrano aver recepito il problema, lo stesso che Giorgia Meloni spiega ormai da un anno: l'Europa è in pericolo e bisogna agire per tutelarla. Un concetto che andrebbe spiegato, se ce ne fosse ancora bisogno, a tutta quella sinistra di propaganda che si straccia le vesti per l'accoglienza.

"Troppo spesso ciascuno Stato membro, da solo, inizia a negoziare con i Paesi di origine e di transito", ha spiegato il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa a Bruxelles a fianco dei premier del Belgio e della Svezia dopo l'attentato di lunedì sera. Ma, prosegue, "come Unione Europea abbiamo molto più leverage" per agevolare i rimpatri. Parole che mettono le basi per un serio rafforzamento degli accordi e degli impegni con i Paesi africani che l'Italia sta stringendo ormai da mesi, spesso nello scetticismo degli alleati europei. L'Unione europea, prosegue von der Leyen, sarebbe anche pronta a sedersi al tavolo delle trattative ma, in cambio degli investimenti, "i Paesi di origine e di transito devono assumersi la responsabilità dei loro cittadini, il che significa che se li devono riprendere".

Parole chiare, che non lasciano spazio a interpretazione quelle del presidente della Commissione europea, che ci ha tenuto a sottolineare che i richiedenti asilo ai quali viene negata la protezione, come quello di Bruxelles, devono essere espulsi. Attualmente, sottolinea, alle persone "considerate una minaccia per la sicurezza che hanno ricevuto un ordine di rimpatrio può essere chiesto di andarsene volontariamente. Dobbiamo cambiare urgentemente questa situazione". Alla luce dei rischi ai quali l'Ue è esposta, anche in ragione del conflitto mediorientale, è stata avanzata una proposta che prevede "che se una persona è considerata una minaccia per la sicurezza pubblica, i Paesi devono avere il potere di costringerla ad andarsene".

Non c'è più spazio per i buonismi e gli idealismi in Europa, se non si vuole rischiare che casi come quello di Bruxelles si moltiplichino in tutte le città del Vecchio Continente. Ed è lo stesso premier belga a tracciare quella che dovrebbe essere la linea europea dei prossimi mesi e anni: "Ci sono due dimensioni da affrontare: una migliore protezione delle nostre frontiere esterne e una politica di rimpatri più ferma e coordinata". Niente di diverso da quanto il centrodestra italiano chiede da anni senza essere ascoltato.

Ora, si dovrà passare dalle parole ai fatti ma, come sottolinea in modo sarcastico la Lega in una nota, a fronte della richiesta dell'Europa, "chi avvisa alcuni giudici, a partite da quelli scesi in piazza contro Matteo Salvini?".

Un riferimento nemmeno troppo velato, quello del Carroccio, al giudice Iolanda Apostolico e a tutti quelli che hanno successivamente preso esempio per disapplicare, ideologicamente, il decreto Cutro. Ora, con la nuova linea europea e, si spera, una nuova normativa comunitaria, la speranza è che anche queste frange possano allinearsi sulla difesa del territorio per ragioni di sicurezza.

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