Nomine Ue, nessun accordo nella maggioranza Ursula

I rappresentanti della maggioranza in Europa hanno chiesto a von der Leyen di dare un segnale forte contro l'allargamento a destra

Nomine Ue, nessun accordo nella maggioranza Ursula
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C'è lo stallo in Unione europea: i tre leader della "maggioranza Ursula" che oggi si sono riuniti con la presidente della Commissione europea a Palazzo Bayamont avevano chiesto alla presidente dell'Esecutivo Ue un segnale forte contro l'allargamento a destra della maggioranza. Nello specifico, i tre rappresentanti delle tre forze di maggioranza, popolari, socialisti e liberali, hanno posto il veto all'assegnazione del ruolo di vicepresidente a Raffaele Fitto e i portafogli al commissario ungherese Oliver Varhelyi. "Non c'è accordo", hanno riferito successivamente i portavoce, facendo intendere che da tutto è saltato per la posizione di Manfred Weber, leader del Ppe, accusato dai socialisti di "comportamento irresponsabile" e di aver "rotto lo storico accordo democratico e pro-europeo tra i gruppi conservatori, socialdemocratici e liberali".

Con una nota, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso tutto il suo disappunto per quanto sta accadendo in Europa: "Signore e signori, ecco a voi la posizione del gruppo dei socialisti europei, nel quale la delegazione più numerosa è quella del Pd di Elly Schlein: a Raffaele Fitto, commissario italiano, va tolta la vicepresidenza della Commissione che la Presidente von der Leyen ha deciso di affidare. L'Italia, secondo loro, non merita di avere una vicepresidenza della Commissione. Questi sono i vostri rappresentanti di sinistra". La situazione a Bruxelles è la situazione è talmente tesa che il gruppo dei socialisti sta valutando di non votare in plenaria il nuovo collegio. Ciò significa che la maggioranza non ci sarebbe più.

Dal canto loro, i parlamentari europei del Pd rivendicano i diktat imposti al presidente e quasi la sottopongono a un "ricatto" politico: se si apre a destra cade la maggioranza. "C'è una maggioranza europeista in Europa che a luglio ha detto sì ad Ursula Von der Leyen e al suo programma. Oggi questa piattaforma politica è messa a repentaglio dal PPE di Weber, che corre dietro ai sovranisti. Non si tratta solo di battaglia sui nomi, ma di difendere i nostri valori, i nostri obiettivi, i nostri diritti. Chiediamo a Ursula Von der Leyen di uscire dal suo silenzio e prendere una posizione chiara sulla base gli impegni assunti a luglio", ha dichiarato Alessandro Zan, europarlamentare del Partito democratico. Queste pretese, per altro, vengono avanzate da partiti che alle elezioni non hanno ottenuto risultati elettorali soddisfacenti, soprattutto il Pd, con percetuali di fiducia ben inferiori rispetto a quelli di FdI.

L'attribuzione di una vicepresidenza a Fitto da parte di von der Leyen risponde a due logiche che si intrecciano: da un lato l'evidenza del peso politico ed economico dell'Italia, dall'altro lato un'apertura esplicita a Giorgia Meloni e all'Ecr.

La prima evidenza, per mere ragioni di partito, il Pd è pronta a sacrificarla, abdicando così l'interesse della nazione a quello del proprio orticello, e trascinando in questo modo l'Europa in uno stallo, che si sbloccherà esclusivamente se von der Leyen cederà alle pressioni, facendo fuori Ecr e continuando a lavorare solo con i socialisti. Ossia lo stesso gruppo contro il quale gli europei hanno votato compatti contro alle ultime elezioni.

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