"No a un cambio di linea". Pd sempre più in crisi: si spacca sulle armi all'Ucraina

La delegazione Pd a Strasburgo minaccia di non votare per il rifinanziamento delle armi a Kiev se il gruppo dei Socialisti e Democratici europei non sosterrà un suo emendamento

"No a un cambio di linea". Pd sempre più in crisi: si spacca sulle armi all'Ucraina
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Dopo la sconfitta alle amministrative, Elly Schlein deve affrontare un nuovo grattacapo. Il Pd stavolta è di nuovo diviso sulla politica estera. Oggi, a Strasburgo, si vota per l'Asap, acronimo di "Act in Support of Ammunition Production", il provvedimento che consentirà di rifinanziare le armi da spedire a Kiev per contrastare l’occupazione russa.

Ieri si è tenuta una riunione da remoto tra gli eurodeputati e la segretaria del Pd che ha nuovamente tenuto una linea ambigua. "Voglio ascoltarvi", esordisce la Schlein che ha annullato la visita a Bruxelles per via dell’ennesima “analisi della sconfitta”. Nel corso della riunione in cui Brando Benifei è stato riconfermato capo-delegazione, il Pd, stando a quanto racconta Repubblica, si è diviso in due fazioni. Da una parte Pina Picierno, Elisabetta Gualmini e Irene Tinagli, convinte che non si debba sconfessare la linea tenuta fin qui dal Pd, dall’altra i più critici come Massimiliano Smeriglio e Pietro Bartolo che guidano il fronte più pacifista. Nel mezzo Camilla Laureti, l'unica europarlamentare che aveva sostenuto la Schlein al congresso, che ipotizza: "Noi potremmo astenerci o uscire dall'aula". Una soluzione che fa scuotere la testa alla deputata Lia Quartapelle, responsabile esteri del Pd sotto la segreteria Letta, che sempre a Repubblica dice: “Mi auguro che tenga la barra dritta: non si può cambiare la linea del partito senza averne discusso". Il nodo è semplice: il Pd vuole che il del gruppo Socialisti&Democratici appoggi i suoi emendamenti con cui i democratici chiedono di escludere i fondi del Pnrr e di coesione dal finanziamento degli aiuti militari.

Stando alle ultime indiscrezioni pare che il gruppo dei socialisti europei sia intenzionato a sostenere l'emendamento presentato dal Pd al piano munizioni Ue per l'Ucraina, ma, se tale emendamento venisse bocciato, i socialisti europei voterebbero in ogni caso a favore nel voto finale. Ciò potrebbe determinare la defezione di una minoranza del gruppo socialista, i cui malesseri sono ben rappresentati da una quota di europarlamentari italiani, che potrebbe decidere di astenersi o di uscire dall’Aula in occasione del voto finale.

Cosa farà la Schlein? Dirà finalmente una parola chiara sull’Ucraina, mettendo a tacere chi vuole rivedere la linea filo-atlantica oppure si ‘incarterà’ di nuovo com’è già successo in altre occasioni come il termovalorizzatore di Roma? La segretaria, spesso silente sui temi più scottanti, prima o poi, dovrà scontentare una delle due ali del Pd…

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