"Regole disastrose, rischio recessione": si allarga il fronte contro i falchi Ue

Undici Paesi in campo per chiedere più rigore in Europa. Ma all'Ecofin spunta l'asse Italia-Francia

"Regole disastrose, rischio recessione": si allarga il fronte contro i falchi Ue

Italia e Francia fanno sponda contro il rigore. Ai margini dell'Ecofin di Lussemburgo, la riunione dei ministri dell'Economia e delle Finanze dell'Unione Europea, che dovrà iniziare la discussione sul tema della riforma del Patto di Stabilità che incornicia le celebri "regole" europee su limiti al debito e al deficit, Roma e Parigi si trovano concordi su un tema. Quello che vede il Patto chiamato a cambiare radicalmente per sostenere gli obiettivi di crescita. Giancarlo Giorgetti e Bruno Le Maire hanno avuto a tal proposito uno scambio volto a chiarire la posizione nei confronti del ricostituito blocco "rigorista". Il titolare del Mef e l'omologo francese porteranno una risposta pragmatica ma decisa ai fautori della linea dura sui conti.

Le Maire a tal proposito entra in gamba tesa contro la proposta di undici Paesi europei che vogliono condizionare la riforma del Patto di Stabilità europeo al controllo rigido dei parametri contabili. Una riforma che allenterebbe alcune maglie in termini di scorporo dal deficit di investimenti per la crescita e la sostenibilità ma non cambierebbe la sostanza del Patto, secondo il ministro dell'Economia francese.

I titolari delle Finanze di Germania, Repubblica Ceca, Austria, Bulgaria, Danimarca, Croazia, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia e Lussemburgo hanno firmato su Lena alla vigilia dell'Ecofin un "manifesto" in cui invocano una sostanziale e chiara presa di posizione reintroducendo, dopo il Covid, regole rigide di censura sugli extra-deficit e parametri di bilancio netti e rigorosi. Spingendo per rafforzare la parte prescrittiva della proposta della Commissione: tempi certi per il rientro dagli extra-deficit e procedure d'infrazione automatiche per i renitenti al rigore. Una scelta stigmatizzata da Le Maire.

Parlando con i cronisti convenuti a Lussemburgo, Le Maire ha parlato del rischio di un eccessivo automatismo: "regole automatiche e uniformi sono auspicabili?", si è domandato retoricamente. "La nostra risposta è molto chiaramente no, per motivi che riguardano la nostra esperienza passata. Quando li abbiamo provati non hanno funzionato: hanno avuto effetti disastrosi per l'Unione Europea. È anche una questione politica". Le regole di questo tipo, insegna l'esperienza del passato, possono portarci "di fronte al rischio di una recessione", come successo con l'austerità targata Angela Merkel nello scorso decennio.

Si impone "il rispetto della sovranità degli Stati. Ricordo - ha aggiunto - che l'Unione Europea rimane costruita sulla sovranità di nazioni e Stati". Parole dure, che nell'ultima parte richiamano a un fatto non sottolineato dai "falchi": la proposta della Commissione dà al Consiglio Europeo, cioè agli Stati, più potere per attivare clausole precise di rientro dai debiti per i Paesi membri che sforano i parametri, mettendo solo in un secondo momento in campo la prospettiva dell'infrazione.

Su questo fronte già nello scorso aprile Giorgetti e Le Maire avevano avuto una vera e propria convergenza che permette di ricomporre il fronte del Sud contro l'ostracismo delle regole di bilancio, manifestatesi in tutta la loro limitatezza prima della pandemia di Covid-19. Il virus ha costretto, seguito poi dalla crisi energetica, i governi di tutta Europa a intervenire pesantemente. Cosa potrebbe succedere se nuovo rigore e nuova austerità fossero imposte ai sensi del Patto riformato nei prossimi anni? Per i Paesi della sponda Sud la questione è decisiva.

La convergenza Italia-Francia, in quest'ottica, apre alla prospettiva di un fronte ampio capace di criticare le riforme proposte dai falchi del Nord. A cui va aggiunta l'Olanda, che non ha firmato la lettera degli undici solo perché ancora più radicale nelle sue richieste di censura di bilancio. Italia e Francia possono contare sulla sponda della presidenza spagnola di turno dell'Ue, sul sostegno dei governi di Portogallo, Grecia, Cipro e Malta e sulla possibilità che dai rigoristi della "Nuova lega anseatica" esca l'Irlanda su pressione dell'opposizione del Sinn Fein, che sull'antirigorismo martella il governo. Un'alleanza che unisce governi di destra, di sinistra e di centro e che può interdire ogni modifica del Patto di Stabilità fatto sulla testa dei Paesi della sponda sud.

Si pone il dubbio sul percepito impatto del Patto sul futuro dell'Europa. "La nostra ambizione politica in Europa dev'essere di investire, innovare, gestire le tecnologie della decarbonizzazione e dell'intelligenza artificiale, e costruire il nostro posto tra la Cina e gli Stati Uniti. Questo è l'obiettivo del Patto di stabilità e crescita. Diamo i mezzi per essere una potenza tra la Cina e gli Stati Uniti", ha detto Le Maire.

Per altri, invece, sembra che il Patto sia uno strumento di coercizione economica tramite "regole" per condizionare, al ribasso, i Paesi ritenuti concorrenti sull'industria, la manifattura, le catene del valore. Frenando e non potenziando il futuro dell'Europa. Su questo terreno si combatterà la battaglia delle regole. Destinata ad andare ben oltre l'attuale fase di confronto dell'Ecofin.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica