La sanità non sta bene ma non merità certe bugie

Con la salute non si scherza e la tenuta dei sistemi sanitari pubblici è una delle sfide più temibili che le democrazie europee devono affrontare

La sanità non sta bene ma non merità certe bugie
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Con la salute non si scherza e la tenuta dei sistemi sanitari pubblici è una delle sfide più temibili che le democrazie europee devono affrontare. Anche su questo fronte l'Italia fa fatica. La spesa, poco più di 130 miliardi l'anno, è di gran lunga inferiore a quella della Germania (423) o della Francia (271). Tenendo conto della correzione per il diverso potere di acquisto e della minore popolazione l'esborso della penisola è poco più della metà di quello tedesco.

I dati, gli ultimi disponibili in sede di consuntivo, citati dalla recente Relazione al parlamento della Corte dei Conti sui sistemi sanitari regionali, sono del 2022. E in questo caso la datazione non è una curiosità statistica ma serve per stabilire un punto fermo a proposito dell'appello di alcuni scienziati per la tutela del sistema sanitario nazionale: iniziativa del tutto commendevole a condizione di non piegarla alle strumentalizzazioni della bassa politica. Perchè i numeri hanno una logica che supera le polemiche su questo o quel governo.

Qualcuno ha per esempio citato le cifre indicate nella Nadef 2023 per il 2024 (spesa sanitaria al 6,1% del prodotto interno lordo) come dimostrazione di scarso impegno dell'esecutivo in carica, paragonandolo al valore del fabbisogno nel 2019 (ultimo anno pre-pandemico) pari al 6,4% in rapporto alla ricchezza prodotta. Peccato, però, che ci si dimentichi delle disposizioni in tema sanitario della legge di bilancio 2024, che hanno incrementato gli stanziamenti per l'anno in corso di 3 miliardi (e in media di 4,1 per ciascun anno del biennio 2025/2026), anche per finanziare il rinnovo contrattuale della dirigenza medica e sanitaria. Il risultato è sottolineato dalla relazione della Corte dei Conti: la spesa sarà nell'anno in corso esattamente pari a quella del 2019 (in termini assoluti sarà maggiore, vista la crescita del Pil).

Si potrà discutere, lo ha fatto un report dell'Osservatorio sui conti Pubblici fondato da Carlo Cottarelli all'Università Cattolica, dell'opportunità di intervenire sul settore con la legge di bilancio: «Ma occorre tenere conto, che ormai da tempo, ogni anno la legge di bilancio stanzia fondi addizionali per la sanità rispetto a quanto previsto...una cattiva prassi che impedisce agli operatori di programmare l'attività per il futuro. Ma una prassi seguita da tutti i governi», conclude l'Osservatorio.

Le stesse notazioni in termini percentuali valgono per il 2025 e il 2026. Anni che, come il 2024, sono, interessati da investimenti aggiuntivi come quelli previsti dal Pnrr: in campo sanitario si tratta di 15,6 miliardi che saranno impiegati per gli obiettivi più vari, dall'assistenza domiciliare agli ospedali di comunità, anche se per il momento risulta difficile stabilire l'incidenza degli stanziamenti anno per anno.

Se ci si ferma ai numeri la spesa sanitaria è in pratica raddoppiata dal 2000: si è passati da 68 miliardi ai 136 per i 123 mesi in corso. L'aumento più significativo è stato tra il 2000 e il 2009, con una percentuale in rapporto al Pil cresciuta dal 5,5% al 7,1%. La corsa, che ha visto in prima fila alcune specifiche Regioni, è stata pagata con deficit monstre che hanno reso necessari commissari straordinari e dolorosi piani di rientro (pagati in ultima analisi dai pazienti). I soldi, dunque, vanno trovati senza avventure. Tenendo conto che il continuo invecchiamento della popolazione porta con se una tassa annua da pagare: basti pensare che negli ultimi 20 anni gli over 65 sono aumentati di 2,5 milioni.

Per chiudere con una nota di ottimismo basta rifarsi alla più volte citata relazione della Corte dei Conti. Che quasi con meraviglia, di fronte alle difficoltà di bilancio, passa in rassegna le performance della sanità italiana in sede di confronti internazionali.

Quasi tutti i principali indicatori (dai tassi di mortalità prevenibile o trattabile ai coefficienti di mortalità dopo attacchi ischemici, fino alla qualità dell'assistenza primaria) sono di gran lunga migliori delle medie dei Paesi dell'Ocse. Sembra un miracolo, deve diventare il frutto di una programmazione quotidiana.

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