Anche Prodi affonda la Schlein: "La sua candidatura è una ferita alla democrazia"

Il Professore contrario alla candidatura in Europa che non farà seguito alla sua presenza nel parlamento di Bruxelles

Anche Prodi affonda la Schlein: "La sua candidatura è una ferita alla democrazia"
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A poche ore dall'annuncio della candidatura alle Europee di Elly Schlein come capolista per il Centro e le Isole è arrivata la bocciatura di Romano Prodi. "Quello che sta succedendo vuol dire proprio che non mi dà retta nessuno. Perché dobbiamo dare il voto a una persona per farla vincere e, se vince, di sicuro non va in Europa? Sono ferite della democrazia che adagio adagio scavano il fosso per cui la democrazia non è più amata", ha detto l'ex presidente del Consiglio alla Repubblica delle idee a Napoli, rispondendo a una domanda sulla candidatura alle elezioni europee della segretaria del Partito democratico, Elly Schlein.

L'affondo di Prodi su Schlein

Il discorso, ha specificato, "riguarda la Meloni, la Schlein, Tajani, tutti. Non è questo il modo di fare, non è questo il modo di sostenere che la democrazia è al servizio del popolo. Così il popolo non c'entra niente, si vota per uno e ci va un altro". Una lezione in piena regola quella di Prodi alla sua pupilla, o ex pupilla, dalla quale il "Professore" si sente evidentemente tradito nei valori. Se Schlein è dov'è ora è anche merito del suo "padrino" Prodi, che dieci anni fa con "Occupy Pd" lei sostenne con i "101". L'impostazione personalistica del segretario, che mettendo il suo nome sembra volersi appropriare del partito, non piace all'ex premier ed è evidente la delusione nei confronti dell'ex "sardina" dem. Mai nella sua storia il Pd aveva avuto un nome nel suo simbolo, in ragione della sua natura pseudo-comunitaria che lo contraddistingue dagli altri partiti.

La smania di rivalsa di Schlein, oltre a dimostrarsi un boomerang per se stessa, rischia di nuocere al Partito democratico ma anche davanti agli appunti di uno dei suoi principali sponsor, Schlein sembra intenzionata a tirare dritta per la sua strada. Il Pd è diviso, i malumori all'interno del partito crescono e anche l'uomo storicamente simbolo all'interno del Nazareno ne boccia l'operato. Lei è convinta di poter essere l'immagine-simbolo del Pd in Europa ma tutti, proprio tutti, le stanno dicendo che non sarà così: il suo nome rischia solo di trascinare verso il basso il partito. E l'accusa di Prodi di arrecare una ferita nella democrazia è forse la critica più forte che Schlein potesse rispondere, una stroncatura in piena regola.

Le critiche di Prodi all'Europa

Ma il "Professore" non ha risparmiato critiche nemmeno all'attuale conformazione dell'Unione europea, che lui a contribuito a realizzare. "Bisogna usare la democrazia anche nel Consiglio europeo, cioè la maggioranza vince. L'euro è stato il grande salto in avanti dell'Europa, ma mica l'euro è stato fatto all'unanimità. È stato votato da dodici Paesi, che adesso sono venti", ha ricordato Prodi. E parlando del rapporto stilato da Enrico Letta che, come ha spiegato lui stesso, "non è la Bibbia del bene e del male" ha proseguito analizzando la fiscalità europea: "Come possiamo andare avanti con alcuni Paesi che prendono le tasse dagli altri, fanno mettere la sede nei loro paesi per evadere il nostro fisco? Ma queste riforme non saranno messe in atto, perché devono essere votate all'unanimità". Il riferimento è all'Irlanda che, come dice il Professore, "da Paese quasi più povero è diventato ricco perché tutte le multinazionali del mondo mettono la sede lì".

L'ennesimo strappo di Conte al campo largo

Un forte attacco è arrivato alla Schlein da parte di Giuseppe Conte, che in questo modo allontana ancora di più l'idea di costruire un campo largo in armonia con il Partito democratico. "Ho chiarito da subito che nella nostra comunità non è pensabile che esibisci il tuo nome sulla scheda elettorale e non sei conseguente. Per noi questa è una presa in giro dei cittadini... Confermo che non sarò candidato e non ci sarà il mio nome nel simbolo", ha dichiarato il presidente del Movimento 5 Stelle. La candidatura della Schlein, che sarebbe dovuta essere la mossa dell'unità per il Partito democratico, si sta trasformando in un boomerang per il segretario.

A partire dalla scelta divisiva, o meglio, spaccante, del nome nel simbolo, Schlein sta scontentando sia il suo partito che quelli che, presumibilmente, dovrebbero essere i suoi alleati.

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