Lo diciamo con voce strozzata. Da giornalisti, oltre che da cittadini, siamo molto preoccupati. Abbiamo letto il report diffuso ieri «Silenziare il quarto potere. La deriva democratica dell'Italia» curato da Media Freedom Rapid Response. Citiamo l'incipit: «Da quando il governo di estrema destra di Giorgia Meloni è entrato in carica, la libertà dei media in Italia è stata sottoposta a una pressione crescente, con attacchi e violazioni senza precedenti della libertà di stampa». C'è da vergognarsi.
Stavamo a questo punto pensando di trovarci un lavoro più serio, quando ci è scappato l'occhio su chi ha co-finanziato lo studio. L'Unione europea. Cosa che di per sé non depone a favore dell'imparzialità. Poi siamo andati a vedere i nomi dei giornalisti ascoltati per stilare il report. Sono: una collega di Radio Popolare, una del Fatto quotidiano, due di Domani, uno della Stampa, una di «Fada Collective», uno de La7 e uno di Repubblica. Un parterre, capirete, che conferma il pluralismo delle fonti del drammatico rapporto.
Poi, di fronte a un simile esempio di indipendenza dei media, ci siamo detti: vabbè, leggiamo qualche articolo sul rapporto, magari ci sarà un commento critico.
Ma su Repubblica il pezzo lo scrive lo stesso giornalista che ha collaborato al report. E la stessa cosa sul Fatto quotidiano. E così su Domani. A questo punto non era il caso di controllare le altre testate. Avevamo già capito che è davvero così.In Italia lo stato dell'informazione è pessimo.
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