"Troppo presto". La Bce tira dritto, ma l'Italia prepara le barricate

Il capo-economista della Bce, Philip Lane, insiste: "Nuovo rialzo a luglio ragionevole". E avverte: "Troppo presto per guardare oltre". L'ira del governo italiano

"Troppo presto". La Bce tira dritto, ma l'Italia prepara le barricate
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La scelta della Bce di aumentare sempre di più il costo del denaro è sempre più criticata a Roma: l'Italia contesta la decisione delle autorità monetarie europee di stringere le maglie sui tassi in senso anti-inflattivo. Christine Lagarde e la Banca centrale europea preparano una nuova stretta dei tassi a luglio, a un anno di distanza dall'inizio dei rincari sul costo del denaro che hanno portato i tassi ai massimi da quindici anni a questa parte, al 4%. Lagarde, che ieri ha dichiarato come fosse "troppo presto" per fissare paletti per i tempi di fine del tightening, oggi è pronta a rincarare la dose.

E il fatto che all'Eurotower non sia solo Lagarde, ma anche figure tradizionalmente più anti-rigoriste come il capo economista irlandese Philip Lane, ad aver dichiarato come giusta la decisione di alzare i tassi nuovamente a luglio per la nona volta in dodici mesi lascia pensare a una decisione difficile da derogare. "Siamo abbastanza vicini alla riunione di luglio che è ragionevole affermare che, salvo un cambiamento sostanziale nelle prospettive, un altro aumento sembra ragionevole", ha detto Lane intervistato dalla Cnbc. ""Avremo un periodo prolungato in cui i tassi rimarranno restrittivi", ha aggiunto l'ex fedelissimo di Mario Draghi e storico regista del quantitative easing, sottolineando che la mossa impatterà per almeno un biennio: "non penso sia appropriato avere rapidi tagli dei tassi prezzati nelle aspettative".

Lane tira la volata alla Lagarde. E proprio in giornata è arrivato l'intervento dell'ex ministro francese e governatrice della Bce al forum della Banca Centrale Europea in corso a Sintra, in Portogallo, dove ha presenziato assieme al presidente della Federal Reserve Jerome Powell, del governatore della Banca del Giappone Kazuo Ueda e quello della Bank of England, Andrew Bailey.

"La Bce è determinata a raggiungere il proprio obiettivo di stabilità dei prezzi che è fissata al 2% nel medio periodo. Non si cambia il traguardo lungo il percorso", ha sottolineato Lagarde. "Il nostro scenario di base non include una recessione", ha aggiunto, sottolineando che "non vediamo sufficiente evidenza tangibile che i prezzi si stanno stabilizzando e sono in fase calante. Per questo vogliamo che i tassi siano in territorio sufficiente restrittivo per il tempo necessario per essere sicuri che l'inflazione torni al target del 2%". Ma in previsione delle mosse della Bce l'Italia sta alzando le barricate.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso le sue criticità sulle mosse dell'Eurotower parlando in Aula alla Camera per comunicare sulla prossima missione del Consiglio Europeo del 29-30 giugno. A Montecitorio Meloni ha dichiarato che a suo avviso l'inflazione è un problema per l'economia ma per risolverlo "la semplicistica ricetta dell'aumento dei tassi intrapresa dalla Banca Centrale europea non appare agli occhi di molti la strada più corretta da perseguire" considerato che nell'Unione Europea "l'aumento generalizzato dei prezzi non è figlio di una economia che cresce troppo velocemente ma di fattori endogeni, primo fra tutti la crisi energetica causata dal conflitto in Ucraina". Il paragone va al surriscaldamento dell'economia che, sulla scia dei sussidi, ha aperto al volo dell'inflazione in Regno Unito e Stati Uniti.

Meloni ha aggiunto che "non si può non considerare il rischio che l'aumento costante dei tassi finisca per colpire più le nostre economie che l'inflazione, e cioè che la cura si riveli più dannosa della malattia". Una posizione condivisa dal ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, che al recente vertice coi colleghi dell'Eurozona in Lussemburgo (Ecofin) si è detto scettico su ulteriori aumenti e ha avvertito che le mosse della Bce possono creare grattacapi comunitari: "Quello che c'è da dire l'ho detto nelle sedi Ecofin ed Eurogruppo. Non è che c'è rischio recessione, in Germania è arrivata". Le parole di Giorgetti sono chiare: l'Italia, strettamente legata alle dinamiche economiche tedesche, potrebbe essere il prossimo Paese a cadere in recessione sull'onda della stretta monetaria. Lo ha dichiarato ieri Antonio Tajani, che oggi ha ribadito le sue critiche alla Bce. "La Banca centrale europea deve essere al servizio dell'economia reale, non viceversa", ha sottolineato il coordinatore di Forza Italia. Per Tajani "la Bce è autonoma, io ho potere di critica: sono libero di dire che è sbagliato annunciare un mese prima che alzi i tassi perché danneggi l'economia reale".

Nel prossimo futuro sui tassi la partita per Paesi come l'Italia sarà lunga. E la Bce non si sta accorgendo del fatto che sulla scia dell'inflazione si rischia di dare alla malattia una medicina peggiore, sul lungo periodo, del problema che vuole curare.

A cui l'Italia, che ha già subito anni fa i problemi delle strette sui tassi in fasi in cui era necessario espandere l'economia (soprattutto tra il 2010 e il 2011), mira a opporre politiche di discontinuità netta. E ad aggregare, nel contesto europeo, una quota sempre crescente di Stati contrari a nuovo rigore.

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