Ursula per ora non si fa logorare. Fitto vice in Ue spacca i Socialisti

Dopo i "veti" di S&D il Pd si ammorbidisce. L'apertura di Letta. Von der Leyen vuole chiudere martedì, ma c'è il nodo Slovenia

Ursula per ora non si fa logorare. Fitto vice in Ue spacca i Socialisti
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Nelle intenzioni di Socialisti e Verdi, lo slittamento di quasi una settimana della presentazione della nuova Commissione europea avrebbe dovuto rendere più insidioso il percorso di Ursula von der Leyen, soprattutto rispetto alla sua intenzione di affidare a Raffaele Fitto una vice-presidenza esecutiva. Soluzione che non convince affatto i partiti della cosiddetta «maggioranza Ursula», contrari a concedere un ruolo di vertice a un esponente dei Conservatori di Ecr (che hanno votato contro il bis).

Eppure, dopo giorni di mezzi veti e minacce, la sensazione è sempre più che la priorità di S& D sia quella di ottenere deleghe pesanti per i suoi quattro commissari (contro i nove della scorsa legislatura). A differenza dei Greens, che non avevndone si muovono più liberamente. E con un dettaglio: se il rinvio dovuto all'impasse della nomina del commissario della Slovenia doveva logorare Fitto, sembra essere invece riuscito nell'impresa di aprire crepe nei Socialisti. Dove la pattuglia più numerosa resta quella del Pd, che ha però evidenti problemi a schierarsi contro un incarico di peso all'Italia con il rischio di essere tacciato di remare contro gli interessi del Paese. Senza considerare che, piaccia o no, il nome di Fitto è considerato da quasi tutti gli esponenti dell'opposizione il migliore profilo Giorgia Meloni potesse esprimere. Non è un caso che già alcuni giorni fa Antonio Decaro, con 500mila preferenze il dem più votato alle Europee, abbia fatto sapere pubblicamente di vedere con favore la sua nomina. E pure il capo-delegazione del Pd a Bruxelles, Nicola Zingaretti, ha dovuto muoversi con prudenza, spiegando che non ci sono «pregiudizi» purché sia «coerente con un programma europeista». Toni lontani anni luce da quelli della capogruppo dei Socialisti, la spagnola Iratxe García Pérez. Che tre giorni fa non aveva esitato a dire che «portare Ecr nel cuore della Commissione sarebbe la ricetta per perdere il sostegno progressista». E infatti - lo anticipava ieri sera Dagospia - pare che proprio gli spagnoli del Psoe - numericamente la seconda delegazione di S& D dopo il Pd - non abbiano affatto gradito la prudenza dem. Ieri, peraltro, sul punto si è espresso anche Enrico Letta, che magari non avrà un grande feeling con Elly Schlein ma che a Bruxelles è voce molto ascoltata. «Se Fitto fa un discorso europeista, non ho dubbi che ci debba essere il sostegno più ampio possibile». Insomma, quasi un endorsement, visto che - lo ammette lo stesso Letta - sarebbe una «contraddizione» se l'esponente di Ecr si presentasse agli hearings del Parlamento Ue con un discorso anti-europeo. Peraltro, uscendo dal perimetro dem ma restando

decisamente all'opposizione di Meloni, a favore di Fitto è intervenuta Emma Bonino, eurodeputata per oltre 15 anni e commissario Ue tra il 1995 e il 99. «Se si emancipa dalle derive ideologiche, e lui viene da una storia diversa e che sull'Europa ha un profilo differente, sarà un buon commissario e spero che il Pd lo voti», dice al Corriere della Sera.

Insomma, la partita sembra aver preso una sua direzione. Tanto che ieri la portavoce del gruppo S& D a Bruxelles, Utta Tuttlies, ha spostato l'attenzione sulle audizioni dei commissari che «saranno fondamentali». Ma visto il profilo di Fitto, il posizionamento del Ppe e la strada stretta che ha davanti il Pd, le chances di passare sono alte.

Anche perché un'eventuale bocciatura non motivata potrebbe avere ripercussioni sulle audizioni dei commissari socialisti, che hanno a loro volta bisogno dei voti del Ppe.

Von der Leyen, dunque, punta a chiudere la squadra martedì. Anche se resta il nodo Slovenia, perché il Parlamento di Lubiana continua a tenere in sospeso il via libera del suo commissario.

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