Meloni vede Orban: "Serve una Ue più forte e un nuovo approccio sui migranti"

Lungo dialogo a Palazzo Chigi: intesa su immigrazione e sfida demografica. Premier ungherese sulle nomine Ue: "Inaccettabile coalizione che spartisce top jobs"

Meloni vede Orban: "Serve una Ue più forte e un nuovo approccio sui migranti"
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È durato un’ora e trenta minuti il vertice a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e il primo ministro ungherese Viktor Orban, impegnato in un mini-tour in vista del semestre di presidenza europeo. Diversi i dossier sul tavolo, dalla visione comune su immigrazione e sfida demografica alle distanze su Ucraina e nomine Ue. Un dialogo proficuo, secondo il premier italiano, che ha definito l’Ungheria un“prezioso alleato” e ha ribadito la necessità di un’Europa più forte.

“Condivido molto le priorità individuate dalla presidenza ungherese, a partire dall’inserimento tra le priorità della sfida demografica, necessaria per costruire un’Europa forte e protagonista nel mondo. La denatalità colpisce tutto il continente”, ha esordito Meloni in conferenza stampa. Il primo ministro s’è soffermato sullo stato delle relazioni bilaterali tra Roma e Budapest, con una grande sintonia in materia di gestione dei flussi migratori. “Siamo d’accordo sul fatto che vada consolidato il nuovo approccio europeo che si è sviluppato in questi mesi anche grazie all’impulso dell’Italia, che si basa su alcuni pilastri: la difesa dei confini europei, il contrasto all’immigrazione illegale di massa, la lotta ai trafficanti, un nuovo modello di cooperazione vantaggioso per tutti”. Ma non solo. Meloni e Orban hanno condiviso l’importanza di sperimentare nuove forme e nuove soluzioni, a partire dal protocollo Italia-Albania, “oggetto di una lettera firmata da una maggioranza dei Paesi membri che chiede di portare avanti questo approccio anche per il futuro” come ricordato dal premier.

Posizioni non sempre coincidenti, invece, sul dossier Ucraina, ma nonostante ciò Meloni ha voluto porre l’accento sulle posizioni dell’Ungheria sia in ambito europeo che in ambito Nato. Budapest ha consentito agli alleati di assumere decisioni importanti anche quando non era completamente d’accordo, ha proseguito Meloni: “Con Viktor in ogni caso abbiamo ribadito l'indiscusso sostegno alla sovranità, all'indipendenza, all'integrità territoriale dell'Ucraina”. Asse Roma-Budapest anche sulla ricostruzione del Paese di Zelensky, Meloni ha colto l’occasione per ricordare la Ukraine Recovery Conference che verrà organizzata proprio a Roma nel 2025.

Meloni e Orban hanno condiviso il focus sulla competitività europea - “l’economia europea deve essere competitiva, l’Ue non deve isolarsi dai partner terzi. Ci serve una industria forte, con una transizione green che non danneggi”, l’analisi di Orban – ma anche sulla difesa europea e sul nuovo approccio sulle politiche agricole. Il premier ungherese ha poi parlato del dossier Balcani, definendo “una vergogna” il fatto che i Paesi dei Balcani occidentali stiano aspettando da quindici anni e due mesi per l’adesione all’Ue: “Diciamo sì o no ma non teniamoli così in sospeso”.

Orban ha anche parlato delle nomine Ue e non ha usato troppi giri di parole. Per il numero uno di Budapest è inaccettabile che a Bruxelles si creino una maggioranza e un’opposizione e che una coalizione si divida i top jobs.

Dal 2014, ha proseguito, si è venuta a creare una situazione in cui la commissione da guardiano dei trattati è diventato attore, si comporta come un governo: “Tre partiti hanno formato una maggioranza e si comportano come un governo, con una maggioranza e un'opposizione. In origine l'Europa non era così: si basava sul coinvolgimento di tutti, dei grandi e dei piccoli, non sulle esclusioni. Questo come Ungheria non possiamo accettarlo".

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