Eutanasia di un premier

I segni della fine del governo Prodi sono netti. La gestione esasperata da parte dei radicali del caso Welby, indica il venir meno della fiducia nelle capacità di mediazione del governo. Marco Pannella riprende visibilità per affrontare la prossima fase politica. L'inebetito comportamento di Romano Prodi di fronte alla vicenda, mostra come stia fallendo l'obiettivo di gestire con ragionevolezza il rapporto tra laicisti e cattolici nel centrosinistra. La disperazione della Chiesa di fronte a questa inettitudine è evidente. La minaccia di Raffaele Bonanni, poi, di sciopero generale se il governo non rinuncerà a qualsiasi seria riforma delle pensioni, dimostra come il leader della Cisl sia convinto della subalternità di Prodi alla Cgil.
La tattica cislina appare quella di alzare la tensione fino all'inevitabile crisi. Marco Tronchetti Provera, infine, si rimette in movimento e lavora per un riassetto della presenza di Pirelli in Telecom: anche gli imprenditori umiliati dall'arroganza prodiana, vedono la fine del tunnel e riprendono l'iniziativa. Significativi sono anche i messaggi lanciati dal gruppo De Benedetti: sotto forma di «laudatio» del premier si fa passare l'idea che la politica prodiana sia una «tela di ragno» (immagine di Giampaolo Pansa), un'inedita concentrazione di potere (descrizione di Curzio Maltese), richieda per essere completata «poteri dittatoriali» (invito di Eugenio Scalfari). Commentatori maliziosi osservano come questi «complimenti» costituiscano un abbraccio mortale. Si avverte l'influenza di un Carlo De Benedetti che non ne può più dello strapotere dell'ex presidente dell'Iri.
Quelle che si sentono sono campane a morto. Il centrodestra ne prenda atto e offra una soluzione al problema di favorire la separazione tra centrosinistra e Prodi, senza che questa operazione implichi troppo esosi e immediati prezzi elettorali per l'attuale maggioranza. Così si eviterà che una cieca difesa del potere prolunghi l'esistenza di un esecutivo moribondo e pericoloso. D'altra parte, sono forti i venti di guerra in Medio Oriente, e la Germania ha assunto un ruolo di locomotiva economica, condito però da chiusure (energia, telecomunicazioni) che richiedono maggiore attenzione da parte dell'Italia verso i propri interessi. In questo quadro nazionale ed estero, è indispensabile una fase di difesa degli interessi italiani e insieme di costruzione di un più solido tessuto politico. Ed è questa la via per ottenere il consenso sulla fine del governo Prodi. Insieme è indispensabile, anche, sostenere la formazione di grandi partiti nazionali, capaci di rappresentare serie ipotesi, alternative ma non laceranti, del governo del Paese. Così nel centrodestra, dove la fase del movimentismo è finita, e si è anche esaurito il potenziale positivo delle «nostalgie» (dell'ex Msi e degli ex Dc). Così nel centrosinistra che non può più essere un coalizione di ex (ex Dc di sinistra, ex Pci, ex Fgci).
Nel caso del centrosinistra, proprio la formazione di un governo istituzionale è l'ombrello perfetto per organizzare una formazione neolaburista, ispirata alle migliori tradizioni pragmatiche della sinistra, compresa quella della Cisl molto più seria di quella Iri-Goldman Sachs di Prodi.

Il nostro modello di riferimento, poi, non va cercato in Germania o in Francia, dove la politica ha da sempre regole più nette, ma nella mediterranea Spagna, con il suo sistema elettorale proporzionale dai piccoli collegi, che, preservando le formazioni regionali, ha favorito la formazione di due grandi partiti in grado di guidare autorevolmente, e alternandosi, il Paese.

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