Evasori anche gli operai

Se si applicassero gli studi di settore a 100 lavoratori dipendenti del settore metalmeccanico il 47% di questi operai risulterebbe potenziale evasore. Quasi il 50%. Questo è quanto emerge da uno studio della ormai famosa Cgia (associazione artigiani e piccole imprese) di Mestre il cui segretario è l’altrettanto famoso Giuseppe Bortolussi.
Degli studi di settore ci siamo occupati già altre volte. Ma siccome i nostri lettori hanno anche da lavorare, oltre che dannarsi quotidianamente il fegato con Visco e compagni, ricordiamo per chiarezza di cosa si tratta.
Si tratta di studi che verranno applicati alle piccole e medie imprese (artigiani, commercianti, liberi professionisti, lavoratori autonomi) perché sono sospettati di evasione e dunque bisogna punirli. Per fare questo il ministro Visco ha pensato di fare quello che facevano le vecchie maestre elementari quando due ragazzetti in classe litigavano. Non sapendo chi punire, cioè chi fosse il reo e chi fosse la vittima, puniva tutti e due allo stesso modo e così la partita era chiusa. E la giustizia pure. Così fa Visco. Nell’incertezza ha stabilito delle medie con dei modelli statistico-matematici per cui in media tutti «devono» guadagnare quello che dice lui e chi non ci sta ha pure l’onere della prova per dimostrare il contrario. Notare che quest’onere della prova significa, in alcuni casi, giornate di lavoro perse magari in aziende dove ci sono 1 o 2 lavoratori oltre a importanti spese per consulenti professionisti di vario tipo.
L’ufficio studi di Mestre cosa ha fatto, ha applicato ai lavoratori dipendenti gli stessi parametri che vengono applicati ai lavoratori autonomi. Cosa è risultato? È emerso che, come dicevamo sopra, quasi il 50% di questi dipendenti risulta potenziale evasore e bisogna rivedere all’insù la sua retribuzione lorda di almeno 1.430 euro all’anno.
Naturalmente lo stesso Giuseppe Bortolussi ha precisato: «È chiaro che questa elaborazione è una vera e propria provocazione realizzata solamente allo scopo di dimostrare che gli studi di settore sono strumenti statistici con molti punti di criticità e facilmente addomesticabili». Ha poi proseguito affermando che «ogni elaborazione statistica offre una rappresentazione della realtà, ma non fotografa in maniera puntuale lo stato di fatto, per questo è ingiusto pretendere che sia la realtà a piegarsi a quanto pretendono gli studi di settore».
Bortolussi ha individuato il peccato mortale di cui si macchia quotidianamente questo governo: quello di ritenere che l’economia italiana debba andare verso la direzione che loro pensano e che la politica economica non sia, invece, come pensiamo noi, lo strumento che deve favorire l’economia (e dunque le imprese e gli imprenditori) così come loro sono, e non così come li vorrebbero Prodi e compagni. Gli imprenditori italiani (95% piccoli e medi), sanno da soli dove andare.

Questa è la ricchezza del nostro Paese. Andrebbero rispettati sapendo che non si possono applicare a loro le tasse come se le imprese fossero fatte con lo stampino con sopra impressa l’effigie del viceministro Visco.
Paolo Del Debbio

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