Sotto scorta da vivi. E guardati a vista pure da morti. O meglio da finti. Sono state ripristinate a tempo di record le statue di gesso di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, distrutte poche ore dopo che erano state piazzate, nella centralissima via Libertà, due passi dal cuore della città, piazza Politeama. «Rattoppate» dopo neanche 24 ore, le due statue a grandezza naturale, realizzate dallo scultore Tommaso Domina, sono state rimesse al loro posto. Ma almeno sino alla fine delle commemorazioni per l'eccidio del 19 luglio del 1992, saranno sorvegliate a vista. A vigilare sull'incolumità dei due giudici, sia pure finti, due carabinieri.
Giovanni Falcone sorride con i baffetti ed è seduto, mentre Paolo Borsaellino tiene una sigaretta tra le labbra. Si vedono i segni dello scempio: la testa di Falcone è lesionata in modo visibile, i danni sono evidenti. Ma l'autore delle sculture ha rimesso insieme i cocci.
Intanto la panchina è diventata luogo di pellegrinaggioSono numerose le persone, compresi alcuni turisti, che si fermano per chiedere informazioni danneggiamento. Sono una decina i biglietti lasciati in via Libertà da gente comune, proprio come accade da 18 anni a questa parte davanti all'albero Falcone, la magnolia di via Notarbartolo che si trova dove Giovanni Falcone abitava. Messaggi semplici, spontanei. Figli di quella rabbia autentica che magari non va alle manifestazioni di piazza - ieri la marcia delle Agende rosse, da via d'Amelio, il lugo dell'eccidio, su fino a Castello Utveggio a Monte Pellegrino - è stata disertata in pratica dai palermitani, hanno partecipato sì e no un centinaio di persone - ma che comunque si indigna. E vuole reagire.
«Quando cominciamo a indignarci?', scrive un signore a penna.
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