Famiglia Amauri: italiana a metà

Cinthya, la moglie del calciatore, ha giurato a Palermo sulla Costituzione: ha acquisito la cittadinanza grazie ai nonni. Ora tocca al marito che ha già scocciato Gattuso e seccato Lippi. Ma la nostra nazionale potrebbe farne a meno: c'è di meglio

Famiglia Amauri: italiana a metà

La signora ora è italiana. Così il marito la smetterà di sfogliare la margherita e si deciderà. La signora è Cynthia Cosini Valadares Amauri, consorte di quell'eterno indeciso di Carvalho de Oliveira, che un giorno pensa alla maglia verdeoro del Brasile e l'altro a quella azzurra, forse. La signora Amauri ha giurato negli uffici dell'anagrafe a Palermo. Ha giurato sulla nostra Costituzione: fedeltà alla Repubblica e alle leggi dello Stato. Il codicillo non scritto recitava più o meno così: e adesso vediamo se tuo marito si decide. Non che la nazionale italiana ne abbia gran bisogno. In fatto di attaccanti, in qualche modo il calcio azzurro se la cava. Da Toni a Quagliarella, fin a Balotelli e Acquafresca: c'è da scegliere. Amauri in fondo è un Ciccio Graziani del Duemila. Sgomita, si batte, ogni tanto segna un gol, molti ne sbaglia: più wrestler che goleador puro, nonostante il pedigrèe dignitoso. Anzi, qualcuno si è già scocciato del suo eterno dubbio: Gattuso glielo ha detto a mezzo stampa («Non siamo la Finlandia o l'Azerbagian») facendo ovviamente imbufalire i finlandesi. E naturalmente Ringhio parlava a nome dello spogliatoio. Lippi è imbufalito, a sua volta, perchè non gradisce quel giocare su due tavoli che tanto piace ad Amauri. Però se lo porterebbe a casa. Ovvero in rosa e magari ai mondiali in Sudafrica. Però in tutto questo la signora è soltanto un mezzo(pardon) per arrivare al fine. La signora Amauri, originaria di Rio de Janeiro, ha prestato giuramento a Palermo perchè risulta residente nel capoluogo della Sicilia, cioè da quando il marito giocava a Palermo. La sua italianizzazione è merito dei nonni italiani. Se Amauri diventerà nostro cittadino lo dovrà alla sua scelta. «Mio marito è orgoglioso che io sia italiana, è felice. Ed io sono emozionata». Detto con quella parlata che più brasiliano non si può. Vabbè, ma dai nonni non si può avere tutto. Tempo sei mesi e la richiesta del calciatore dovrebbe essere accettata. Il suo curriculum dice che è arrivato nel nostro paese nel 2001, acquistato dal Parma e ceduto al Napoli, poi ingaggiato dal Palermo nel 2006.

Nel 2008 eccolo alla Juve e da qui spuntare l'idea di italianizzarsi: volontà dei dirigenti bianconeri e trovata per raggiungere un posto in nazionale. Fino all'altro giorno non si era ancora capito quale fosse la nazionale. Ora, forse, sarà più chiaro.

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