La famiglia che disegnava l’Italia

Sono passati centoventi anni da quando Giovanni De Agostini ha introdotto la moderna cartografia in Italia, applicando il rigore scientifico agli studi di geografia e firmando le più importanti opere geografiche del primo Novecento. Una lunga tradizione imprenditoriale inaugurata da Giovanni nel 1895, continuata con il figlio Federico, e che oggi con lo stesso impegno e dedizione è portata avanti dal nipote Giovanni Gabriele. Alla famiglia De Agostini, gloria e orgoglio dell’imprenditoria italiana e del patrimonio culturale collettivo, è dedicata la mostra «I De Agostini e la Cartografia. Centoventi anni di cartografia in Italia» che si inaugura oggi, fino al 27 marzo, al Politecnico di Milano (Campus Bovisa, via Durando 10) in collaborazione con il Comune. «Un evento – ha spiegato l’assessore al Turismo, Massimiliano Orsatti - che oltre a portarci indietro nel tempo, ripercorrendo la storia di una famiglia particolarmente legata a Milano, ci permette di comprendere le evoluzioni del nostro territorio e la sua identità».
Piemontese di nascita ma milanese di adozione, Giovanni De Agostini (Pollone Vercelli 1863 - Milano 1941), nel 1895 fonda a Como il primo ufficio di cartografia, poi trasferito a Roma, nel 1901, assumendo il nome di Istituto Geografico. Qui, a pochi metri dalla fontana di Trevi, apre una sede commerciale e un negozio – la prima vetrina con il marchio De Agostini - che farà il suo debutto nell’editoria con l'Atlante scolastico moderno. Ma il successo nazionale arriva con la seconda pubblicazione: il Calendario Atlante De Agostini (presto noto come l'Atlantino), arricchito da illustrazioni in stile liberty e improntato su un’intuizione geniale che lo renderà il prodotto-immagine della casa editrice: quella di abbinare a un calendario tascabile una sintesi geografica del mondo, con cartine e dati statistici. Quando, nel 1919, la società viene rilevata dalla cordata Rossi-Boroli, il suo fondatore si trasferisce prima a Rivoli (Torino), dove nascono le edizioni Fratelli De Agostini, e quindi a Milano, con l’azienda Italgeo, città in cui resterà fino alla morte, e che al suo nome dedicherà una piazza. Maestro della carta e delle incisioni su pietra e rame, è conosciuto nel mondo soprattutto per la sua produzione geopittorica, adottata in tutte le scuole italiane, nella quale confluisce la grande capacità di sintesi tra «rappresentazione», attenta e puntuale, e «interpretazione», originale e creativa: piccoli capolavori artistici oltre che tecnici, che conducono alla scoperta del territorio indicando non solo le caratteristiche fisiche e morfologiche, ma anche i monumenti, le tradizioni, i prodotti tipici per i quali le singole aree geografiche sono conosciute ed apprezzate. Una sinergia tra arte, mestiere e passione condivisa dal fratello minore, il missionario esploratore, pioniere in Patagonia, Alberto Maria De Agostini, che lo affiancherà nella produzione di opere geografiche, tradotte in più lingue, dedicate alla Terra del Fuoco. Nel 1927 entra in azienda il figlio Federico, dando ulteriore impulso (grazie all’impiego della pietra litografica e del disegno su plastica) al settore cartografico ed enciclopedico, oggi continuato con successo dal nipote Giovanni Gabriele, direttore dell’Antica Cartografia di Milano.
L’esposizione al Politecnico – che ogni mattina vedrà ospite il maestro cartografo che lavorava con il fondatore Giovanni, che mostrerà al pubblico le tecniche di allora - si articola in 5 aree cronologiche. La prima ricostruisce la storia della cartografia, dai modelli arabi fino al XVII secolo; la seconda è dedicata all’opera di Giovanni De Agostini: dall’Atlante Limnologico dei laghi italiani alla Carta d’Italia su scala 1:250.000 con le riproduzioni geopittoriche delle regioni, fino agli strumenti di lavoro di quegli anni.

La terza sposta l’attenzione sulla produzione fotografica e documentale realizzata in Terra del Fuoco da padre Alberto Maria; mentre all’opera di Federico De Agostini è dedicata la quarta sezione (Enciclopedia Imago Mundi, Pinocchio, Carta della Lombardia al 200.000...). Infine, spazio al futuro: cartografie digitali, dinamiche, con gps, che visualizzano in tempo reale flussi di dati, cose e persone.

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