La famiglia, il lavoro, la festa Ecco le sfide di Benedetto XVI

Il senso della Giornata mondiale: riscoprire il "patrimonio dell’umanità" minacciato dalla corsa al profitto e dall’individualismo

La famiglia, il lavoro, la festa Ecco le sfide di Benedetto XVI

L’annuncio del Papa è arrivato il 18 gennaio 2009 in diretta tv da Città del Messico: Milano avrebbe ospitato il VII Incontro mondiale delle famiglie, dal titolo «La famiglia, il lavoro e la festa». Poi è stata la volta della lettera datata Castel Gandolfo, 23 agosto 2010, con cui Benedetto XVI dava il via alla preparazione dell’evento. «La Sacra Scrittura dice che famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un’esistenza pienamente umana» scrive il Papa per presentare questi giorni che Milano si prepara a vivere, pacificamente invasa da un milione di persone, che formano famiglie di ogni colore e lingua.

Un carnet fitto di appuntamenti con la città, oltre che di momenti di preghiera e di riflessione teologica sul tema della famiglia che culmineranno nell’area dell’aeroporto di Bresso, con la Festa delle testimonianze di sabato 2 giugno e la Santa Messa di domenica 3 giugno. Obiettivo dichiarato: riscoprire la famiglia come «patrimonio dell’umanità» e rimetterla al centro delle attenzioni non solo della Chiesa ma dell’intera società.

Il panorama attuale però non è il giardino ideale in cui ospitare la vita felice dell’uomo e della donna uniti in matrimonio. Al contrario, tutto sembra congiurare perché i legami si raffreddino e si spezzino. «Ai nostri giorni purtroppo - scrive il Papa - l’organizzazione del lavoro, pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, e la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo, contribuiscono a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico».

Il lavoro che non è per l’uomo, la ricerca del massimo profitto, il consumismo sono segnalati dal Papa come i principali ostacoli a un’esistenza pienamente umana. Ed ecco qualche primo tentativo di soluzione proposto da Benedetto XVI: «Occorre perciò promuovere una riflessione e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a recuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell’uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà».

Milano si presta perfettamente ad accogliere riflessioni tanto incisive su come ripensare l’innegabile importanza del lavoro per far spazio alla centralità della persona, così che si possa armonizzare la vita in famiglia con il lavoro e la festa. Benedetto XVI (in un discorso all’assemblea plenaria del Pontificio consiglio per la Famiglia, tenuto il 13 maggio del 2006) ha definito la famiglia «patrimonio dell’umanità, un’istituzione sociale fondamentale; è la cellula vitale e il pilastro della società e questo interessa credenti e non credenti». E ancora: «Essa è realtà che tutti gli Stati devono tenere nella massima considerazione perché, come amava ripetere Giovanni Paolo II, “l’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia”».

La scelta di Milano per affrontare questo tema così centrale per la vita della società è un unicum sotto diversi punti di vista: è la prima volta che un incontro ecclesiale di tale importanza viene ospitato in Italia ma non a Roma. Ed eccezionale è anche la visita di Papa Benedetto, che si tratterrà a Milano ben tre giorni, toccando tutti i luoghi simbolo, da Linate al Duomo alla Scala fino a san Siro.

Nell’enciclica sociale Caritas in veritate, Benedetto XVI ha sottolineato come la famiglia si proponga come modello economico, perché la logica dell’amore, della gratuità e del dono va estesa a una dimensione universale. Il mercato, con il suo dare per avere, e lo Stato, che dà per dovere, da soli non bastano. «Quando la logica del mercato e quella dello Stato si accordano tra loro per continuare nel monopolio dei rispettivi ambiti di influenza, alla lunga vengono meno la solidarietà nelle relazioni tra i cittadini, la partecipazione e l’adesione, l’“agire gratuito”che sono altra cosa rispetto al “dare per avere”, proprio della logica dello scambio, e al “dare per dovere”, proprio della logica dei comportamenti pubblici».

Nel pensiero del Papa anche il lavoro è un atto d’amore. «Apprendere un lavoro ed impegnarvisi non contraddice la missione fondamentale dell’amore ma la realizza sul piano concreto. Adempio per così dire alla mia missione d’amore estrinsecando fino in fondo le mie potenzialità. Dando tutto ciò che posso dare. Aprendo nel creato e nel tessuto di relazioni umane possibilità che ci aiutano ad affrontare insieme la vita» (così il cardinale Joseph Ratzinger in un colloquio del 2001 con Peter Seewald).

Non c’è famiglia senza le altre dimensioni. «Il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa» scrive ancora il Papa. Pensieri molto concreti sono riservati alla domenica: «Che cosa pensi un uomo, e chi egli sia, lo si vede da ciò per cui egli spende del tempo.

Conservare il senso e la prassi della domenica cristiana significa avere tempo per Dio: significa riconoscerlo pubblicamente e personalmente e che una parte del nostro tempo viene riservata a lui» (così in Collaboratori della verità). Famiglia, lavoro, festa. Questi giorni sono un’occasione per «ripensare» gli ingredienti del mix.

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