"Farò intonare la nota del diapason a tutto il pubblico"

Il compositore Roberto Cacciapaglia martedì all'Auditorium. "Viaggio tra suono e fisica quantistica"

"Farò intonare la nota del diapason a tutto il pubblico"
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«Time to be? è un viaggio che richiama armonia ed equilibrio e a vivere la musica in un modo autentico. Il tempo citato nel titolo è il tempo di ascoltare, di essere presenti». Tempo di ascoltare di nuovo il maestro Roberto Cacciapaglia, che torna in scena, in tournée, anche con una sua nuova creazione, l'album «Time to Be», appunto (dal brano «Sky Door», porta del cielo rivolta verso l'immensità, ad «Alma», inno alla natura). Sarà in concerto martedì 25 marzo all'Auditorium di largo Mahler, dalle ore 21; eseguirà pezzi del nuovo disco e anche le sue hit; prima data della serie (le altre: Verona il 28, Bologna il 31, Perugia il primo aprile, Firenze il 2 e Roma il 24). Evento accompagnato da una ricorrenza: dieci anni fa, nel 2015, veniva rappresentata la sua composizione per «L'albero della vita» dell'Expo di Milano («Tree of life»).

Maestro Roberto Cacciapaglia, cosa accadrà in scena?

«In questa occasione c'è una prospettiva che dà priorità al suono. Tutto quello che è luci, flash, immagini è visto come una distrazione. Sono per il suono assoluto. Unica presenza quella dei colori, che daranno respiro».

Che tipo di formazione ha voluto?

«Ci sarà un trio, una formazione essenziale, con cui ho suonato diverse volte dal vivo: pianoforte, violoncello-violoncello elettrico e una postazione elettronica. Per la quasi totalità, un live elettronics che prende i suoni acustici del pianoforte e li espande per renderli udibili, possiamo dire, anche visibili».

Cosa accade a livello percettivo, per il pubblico?

«Essenzialmente, quello che cerco di fare è un concerto che non sia solo a senso unico: da una parte chi suona e dall'altra parte chi ascolta. Farò intonare da tutto il pubblico un La (oltre 1.200 spettatori, ndr), la nota del diapason, per essere tutti insieme, sintonizzati. Nota non solo simbolica, nota che rimpierà lo spazio in una sorta di unione; saremo tutti insieme, senza divisioni. Un'assemblea pitagorica».

L'elemento dell'elettronica è sempre presente...

«In questo senso il mio primo album, un lavoro quadrifonico, tra i primi in Italia («Sonanze», ndr), ero 18enne. L'elettronica che invece uso da vari anni è una elettronica che si può definire biologica, rispetta la natura del suono. Usiamo sistemi che, come dicevo, potenziano il suono acustico, gli armonici che Pitagora definiva essenza dell'universo. Questo è un concerto che impiega pure la fisica quantistica, lavoriamo sull'interno, sulle dimensioni che il suono ci può aprire».

Un viaggio nel nuovo album, «Time to Be», dieci tracce da scoprire, vogliamo parlare del brano iconico, che rappresenta il disco?

«Direi Time to Be, il tempo di essere, essere suono, più che fare suono. Questa è un po' la chiave. Oggi siamo tutti spinti al fare, all'ottenere, al volere. Anche nell'ambito di innovazioni come l'AI, strumento fantastico, però sempre sul fare. Ma è molto imporante l'essere. Il brano apre a una dimensione meditativa che scorre come un fiume calmo da cui lasciarsi trasportare. È una pratica di ascolto. Di risveglio».

La sua una musica fortemente comunicativa, emozionante, che favorisce meditazione e ricerca interiore...

«C'è la melodia veicolo della emozione, la struttura architettonica compositiva è più della mente. E il ritmo è del corpo. Di base, nella musica, quello che è più importante come strumento di crescita è l'amore, se no tutto diventa gesto egoistico, per gratificare l'ego».

Un percorso nato con l'amico di una vita, Franco Battiato.

«Durante il live eseguirò un brano scritto da Franco, Un oceano di silenzio, lo farò per commemorarlo, in un concerto che è proprio imperniato sulla spiritualità e sulla evoluzione personale, temi che a lui erano cari.

Lui e io abbiamo fatto viaggi insieme, spirituali, dall'Egitto alla Turchia. Primo incontro a Milano, l'ho anche portato al Conservatorio per fargli vedere gli strumenti con cui lavoravo. Avevo 16 anni, l'ultima che l'ho visto, è stato quando, purtroppo, è mancato...».

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