
La decisione del ministero dell'Istruzione di vietare schwa e asterischi nelle comunicazioni ufficiali delle scuole arriva dopo un lungo elenco di episodi che, dal nord al sud dell'Italia, hanno visto l'utilizzo da parte di presidi e professori del cosiddetto linguaggio inclusivo. Così, la scelta del Ministro Giuseppe Valditara non nasce animata da intenti ideologici o da battaglie identitarie bensì dalla necessità di ristabilire «il rispetto delle regole della lingua italiana».
L'ultimo caso in ordine di tempo è avvenuto a fine febbraio in una scuola di Napoli dove, in una circolare invita a genitori e alunni, è stata utilizzata la parola «bambin*» al posto di «bambini» suscitando la reazione dei genitori e dell'avvocato Angelo Pisani, coordinatore della Commissione diritto degli affetti del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli, che ha chiesto l'intervento del ministero parlando di «fanatismo gender».
Già nel 2021 il Liceo Classico Cavour di Torino aveva deciso di non usare più sostantivi e aggettivi al maschile o al femminile ma asterisco e schwa nelle comunicazioni ufficiali. Perciò non più «studente», ma «student*», non «iscritti», ma «iscritt*», non «ragazzi» ma «ragazz*» giustificando la decisione con il fatto che «per tutte le comunicazioni (interne, esterne, individuali o collettive) dovranno essere utilizzate parole che non escludano e non taglino fuori nessuna persona».
Nell'estate 2023 il conservatorio di Bologna aveva invece utilizzato lo schwa nella graduatorie per gli studenti ammessi e non ammessi per l'anno scolastico e il direttore Zarrelli aveva motivato la scelta con queste parole: «lo abbiamo inserito nel protocollo interno, presto sarà esteso a tutti i documenti».
A forza di promuovere l'utilizzo di questi simboli con un chiaro intento ideologico, nell'estate 2023 uno studente del Liceo Plinio Seniore di Roma ha utilizzato la schwa nella prima prova di italiano alla maturità giustificandolo come «un gesto di sfida verso il sistema scolastico e la società tutta». Lo studente, iscritto al collettivo studentesco antifascista e transfemminista «Venti Novembre» e all'associazione studentesca di sinistra Rete studenti medi, aveva precisato: «uso la schwa anche nelle chat con i miei amici».
Chi si è spinto oltre l'utilizzo della schwa è stata l'Università di Trento che lo scorso anno ha approvato il Regolamento di Ateneo adottando il «femminile sovraesteso» eliminando l'uso del maschile e utilizzando i termini femminili per riferirsi «a tutte le persone». «Il rettore» è diventato «la rettrice» anche se uomo, e lo stesso è avvenuto per «la professoressa», «la segretaria», «la ricercatrice». Eppure, secondo un sondaggio realizzato da Tecnica della scuola, l'87,2% dei docenti si dice contrario all'utilizzo di asterischi e schwa al posto delle desinenze al maschile e al femminile così come otto studenti su dieci.
Intanto la Lega ha depositato alla Camera una proposta di legge che mira a regolamentare il riconoscimento dell'identità di genere negli istituti scolastici.
La proposta prevede che bagni e spogliatoi nelle scuole debbano rimanere «separati in base al sesso maschile o femminile» e un altro punto riguarda il consenso preventivo scritto dei genitori per tutte le attività scolastiche che trattino tematiche legate a sessualità e affettività. La reazione alla cultura woke non riguarda solo gli Stati Uniti ma è finalmente arrivata anche in Italia.
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Ma poi chi li controlla gli atti nella scuola.
Solita democristianata italica approsimativa e che accontenta un po' tutti.
Mi sembra evidente che le nuove generazioni "italiche" utilizzino mezzi di comunicazione molto più inquinanti della lingua italiana, senza che nessuno ci faccia più caso.
Il vero problema è che "L'italica stirpe" è in via di estinzione e verrà rimpiazzata da queste nuove popolazioni "migrantes", che, una volta al potere, riscriveranno le regole pubbliche e private. Grazie
Il gender è ormai riconosciuto e rispettato in tutti i Paesi più civili.
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