Cortisone e malattie reumatiche: ecco perché sono collegate

Chi segue attentamente terapie cortisoniche non è detto che debba sospenderle prima di effettuare alcune specifiche analisi: ecco quali sono le differenze spiegate dall'esperto

Cortisone e malattie reumatiche: ecco perché sono collegate
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Sono logicamente molto numerosi i pazienti che fanno uso abituale, sotto stretta prescrizione medica, di farmaci a base di cortisone utilizzati in terapie contro numerose infiammazioni e usati anche per patologie autoimmuni. Le indicazioni terapeutiche variano dall'artrite reumatoide alla psoriasi e numerose altre malattie reumatiche: ma in quest'ultimo caso è bene sospendere le terapie prima di effettuare analisi cliniche?

Cosa accade con la sospensione

Va fatta una premessa: spesso si abusa di cortisone per tenere sotto controllo una data patologia prolungando nel tempo l'assunzione di questo medicinale adeguando anche le dosi di cui se ne ha bisogno. Per capire se è necessaria una loro sospensione bisogna valutare attentamente caso per caso con lo specialista che segue il paziente. "Le analisi, sebbene variabili a seconda della malattia sospettata, includono generalmente il test autoanticorpi e gli indici infiammatori. Proseguire la terapia cortisonica può abbassare livelli di marcatori infiammatori come la proteina C-reattiva (Pcr) e la velocità di sedimentazione degli eritrociti (Ves) e pertanto una riduzione del dosaggio o una sospensione temporanea potrebbero essere auspicabili, se ritenute clinicamente sicure", spiega al Corriere il prof. Carlo Selmi, responsabile Reumatologia e Immunologia clinica dell'Istituto Humanitas di Milano.

Cosa accade proseguendo le cure

Quando, invece, nelle analisi di laboratorio si va alla ricerca degli autoanticorpi, quindi su anticorpi che vanno contro alcuni antigeni del nostro corpo quando esiste una malattia reumatica, questi sono meno influenzati dalle terapie cortisoniche rispetto a quando vengono ricercate specifiche molecole infiammatorie. "Questo perché la presenza di autoanticorpi è un fenomeno stabile nel tempo, anche in presenza di terapia cortisonica. Pertanto, la sospensione del cortisone non è generalmente necessaria per questo tipo di test", spiega l'esperto.

Rischi e vantaggi

Insomma, in presenza di malattie reumatiche, in base al tipo di esame da effettuare, sarà lo specialista a prescrivere eventualmente al paziente i corretti accorgimenti se sospendere o meno il cortisone o proseguire perché non andrà a inficiare le analisi che si dovranno effettuare. In generale, invece, il prof. Selmi ricorda che nel medio-lungo periodo ridurre o sospendere il cortisone può essere vantaggioso per evitare gli effetti collaterali ma anche rischioso perché potrebbero riattivarsi quelle malattie infiammatorie o autoimmuni che erano tenute sotto stretta sorveglianza.

"Quando la terapia cortisonica dura da molto tempo, la sua riduzione o sospensione potrebbe portare a manifestazioni (come astenia, dolori articolari, cefalea) legate a insufficienza surrenalica perché il corpo, durante una terapia prolungata con glucocorticoidi, riduce la produzione naturale di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali", conclude Selmi.

Dunque, anche stavolta mai affidarsi al fai-da-te ma essere seguiti scrupolosamente dagli specialisti del settore che saranno loro a dire se e in che modo si dovrà proseguire una terapia cortisonica, diminuirla oppure sospenderla.

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