Covid, il caso record di un paziente: positivo per 613 giorni

Decine di mutazioni con l'infezione rimasta per circa un anno e otto mesi: il caso record del paziente con la durata del Covid più lunga descritta in letteratura

Covid, il caso record di un paziente: positivo per 613 giorni
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Si tratta di un record probabilmente imbattibile: un uomo olandese di 72 anni immunocompromesso, ora deceduto, ha convissuto con il virus del Covid per ben 613 giorni consecutivi, in pratica un anno e otto mesi. La scoperta è stata fatta dai ricercatori dell'University Medical Center (Mmc) di Amsterdam: si tratta della durata più lunga fin qui conosciuta che ha superato nettamente quella di due pazienti che hanno convissuto con Sars-CoV-2 per 505 giorni.

Le mutazioni nell'organismo

Per poter vivere così a lungo, il virus si era perfettamente adatto all'organismo dell'uomo grazie ad alcune sue mutazioni. "L’uomo aveva ricevuto molteplici vaccinazioni contro il Covid-19 ma il suo sistema immunitario non era riuscito a fornire una risposta sufficientemente protettiva contro il virus, cosa che spesso accade nelle persone anziane e negli individui immunocompromessi", spiegano i ricercatori a ScienceAlert. Questo caso verrà presentato al Congresso "Escmid Global" che si terrà a Barcellona dal 27 al 30 aprile.

"Durata estrema"

In passato, l'uomo anche subìto un trapianto di cellule staminali sviluppando un linfoma che aveva richiesto un intervento per distruggere i globuli bianchi responsabili della produzione di anticorpi neutralizzanti il ​​virus ."La durata dell'infezione da Sars-CoV-2 in questo caso descritto è estrema, ma le infezioni prolungate nei pazienti immunocompromessi sono molto più comuni rispetto alla comunità generale", hanno spiegato in una nota Magda Vergouwe, specializzando in medicina dell'Amsterdam University Medical Center e i suoi colleghi.

Virus risaliva al 2022

La sorveglianza genomica di routine ha messo in luce che l’uomo era stato infettato nel febbraio 2022 dalla variante Omicron BA.1.17: nel giro di alcune settimane, dentro il suo organismo il virus è riuscito a modificarsi fino a essere resistente anche al Sotrovimab, una terapia con anticorpi neutralizzanti. In totale, tutti i tamponi effettuati sull'uomo hanno messo in luce che lo stesso virus è riuscito ad accumulare circa 50 mutazioni in più rispetto alle varianti Omicron BA.1 predominanti tra il 2022 e il 2023.

Le terapie ad hoc

Quando si verificano casi di infezione prolungata nel tempo (anche superiore a un anno) i medici riescono a mettere a punto terapie specifiche in base alle condizioni di salute del singolo paziente e dopo il sequenziamento genetico del virus che nel corso degli anni, come ben sappiamo, ha subìto decine di mutazioni rispetto a quello originale comparso per la prima volta a Wuhan, in Cina. Per alcune infezioni, i medici hanno evitato terapie anticorpali che le varianti più recenti avevano reso inefficaci favorendo altri trattamenti che hanno consentito ai pazienti di vincere la battaglia contro il virus. In questo caso specifico, però, il paziente non è stato così fortunato: il decesso è avvenuto nell'ottobre 2023 non per il Covid ma per un linfoma.

"Questo caso sottolinea il rischio di infezioni persistenti da Sars-CoV-2 in individui immunocompromessi poiché varianti virali uniche da possono emergere a causa di un'ampia evoluzione

intra-ospite", scrivono Vergouwe e i suoi colleghi parlando del caso. Gli esperti hanno concluso dicendo che l'uomo non ha veicolato nessuna variante mutata nella comunità di cui faceva parte.

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