I punti chiave
La pandemia da Covid-19 è stato un fulmine a ciel sereno: contagi, morti, lockdown ci hanno insegnato che all'improvviso, da qualsiasi angolo della Terra, un virus può essere capace di diffondersi come è accaduto ormai tre anni fa. È per questa ragione che gli esperti invitano a non abbassare la guardia e farsi trovare preparati non perchè debba accadere di nuovo ma perché è un'evenienza che può verificarsi.
I virus più pericolosi
Si sono riuniti a Palermo nelle scorse ore i maggiori epidemiologi, virologi e vaccinologi del globo per partecipare al Pandemic preparedness: from emergence to translation e discutere su quali possono essere gli agenti virali attualmente in circolazione in grado di poter provocare un'altra pandemia e preparasi ad agire immediatamente. Mentre il Covid è stato "unico" nel senso che non discendeva da nessuna famiglia, alcuni osservati speciali sono già esistenti: si tratta della famiglia dell'Arenavirus, microrganismi che infettano i topi e raramente possono trasmettersi sull'uomo. "I tipi di roditori che diffondono gli arenavirus si trovano in gran parte del mondo, tra cui Europa, Asia, Africa e Americhe. In alcune aree del mondo, le infezioni da arenavirus nelle persone sono relativamente comuni e possono causare malattie gravi", spiegano i Cdc (Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie).
Alcune preoccupazioni derivano anche dalla famiglia Paramyxoviridae, composta da tre generi: i virus della parainfluenza e quelli della parotite, quello respiratorio sinciziale e quello del morbillo. "Le malattie da virus parainfluenzali si verificano in tutto il mondo; di solito sono endemici ma talvolta epidemici. Le infezioni primarie si verificano nei bambini piccoli; la reinfezione è comune ma provoca una malattia più lieve", spiegano gli esperti del National Library of Medicine.
Quali sono i rischi
"L'elevato tasso di trasmissione da uomo a uomo della famiglia paramixovirus (come il morbillo), l'alto tasso di mortalità associato ad altri membri della famiglia (come il Nipah) e l'esistenza di agenti patogeni scarsamente noti, sollevano forti preoccupazioni sul fatto che i paramixovirus abbiano un significativo potenziale pandemico", ha spiegato a Repubblica il prof. Paul Duprex, direttore del Center for Vaccine Research dell'Università di Pittsburgh. Per questi motivi gli esperti stanno studiando a fondo il loro ciclo di vita oltre a dettagli tecnici per capire come infettano le vie dell'organismo. Duprex ha aggiunto che si stanno studiando anche dei "'candidati patogeni prototipo' che potrebbero essere utilizzati come modelli per studiare questa importante famiglia di virus".
Rispetto al passato siamo tutti più vulnerabili anche per colpa dei cambiamenti climatici che favoriscono una maggiore propagazione dei virus: lo ha spiegato anche il prof. Alessandro Sette, tra gli immunologi più famosi e stimati al mondo che lavora all'Institute for Immunology della California. "L'aumento delle temperature in primis, ma anche l'antropomorfizzazione di zone deforestate, ci porta a contatto con batteri nuovi per gli esseri umani", ha spiegato.
Come difendersi
Il nostro organismo è comunque "progettato" per difendersi dagli attacchi dei patogeni grazie allo sviluppo degli anticorpi in primis ma anche delle cellule T, quelle di lunga memoria che ci difendono dall'eventuale ritorno di una stessa infezione. E poi ci sono i vaccini che stimolano queste cellule offrendo risposte più durature e in grado di combattere le varianti come abbiamo visto in questi anni di Covid. Sul tema è intervenuto anche il virologo Fabrizio Pregliasco che ha identificato tre fattori caratterizzanti l'intervallo tra pandemie che si è fatto sempre più breve. "La velocità dei collegamenti, la densità sempre più elevata della popolazione e, infine, disboscamenti e cambiamenti climatici che trasformano i vettori (insetti che trasportano i patogeni infettivi)".
Dopo tutti questi elementi, si può prevedere con precisione quando potrebbe esserci la prossima pandemia? La risposta è no ma l'esperto italiano ricorda che, fino a
oggi, "gli intervalli tra pandemie influenzali sono stati di 18-20 anni ma i tre elementi che ho elencato contribuiscono ad avvicinarli di molto: potremmo pensare a tempi dimezzati".Leggi anche:
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