Reflusso esofageo, occhio a questi segnali: come evitare i tumori

Le continue infiammazioni causate da questo disturbo possono in alcuni casi portare allo sviluppo di un cancro all'esofago

Reflusso esofageo, occhio a questi segnali: come evitare i tumori
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Sono sempre più numerosi, anche in Italia, gli adulti a soffrire di reflusso gastroesofageo, patologia che è possibile comunque tenere sotto controllo con qualche semplice accorgimento relativamente alle nostre abitudini quotidiane.

Nei casi meno gravi basta puntare a un'alimentazione equilibrata, stando particolarmente attenti a non eccedere con le quantità di cibo e a non mangiare troppo tardi, e a limitare l'assunzione di alcol. Qualora questi rimedi non si rivelassero sufficienti ad arginare il problema esistono dei farmaci in grado di migliorare le condizioni di salute. Il consiglio migliore è quello di non trascurare per nessun motivo i sintomi di questo disturbo, dato che se non si interviene per tempo i rischi per la salute aumentano in modo esponenziale: le continue infiammazioni causate dagli episodi di reflusso, infatti, possono portare anche all'insorgere del temuto cancro all'esofago, un tumore molto aggressivo e pericoloso, dato che la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi resta molto bassa per ambo i sessi.

I sintomi

In genere i pazienti affetti da questa patologia lamentano bruciore, acidità e dolore, in particolar modo subito dopo i pasti, in corrispondenza dello sterno, anche se non è inusuale che i fastidi siano rilevati un una zona superiore, ovvero all'altezza di laringe e faringe. "Circa il 20% degli adulti lamenta almeno un episodio di reflusso a settimana e circa il 10% vive con una malattia da reflusso vera e propria", rivela a Il Corriere il direttore del Dipartimento e responsabile dell'Unità Operativa di Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva all'Istituto Clinico Humanitas di Milano Alessandro Repici. Anche se meno di frequente, possono essere rilevabili altri sintomi, quale mal di gola, tosse o alterazioni del ritmo cardiaco.

Ad essere più esposte sono le persone in sovrappeso o obese (il 30/40% del totale dei pazienti affetti da reflusso gastroesofageo) e più in generale chi ha abitudini scorrette a tavola: l'abuso di alcolici, l'eccesso della quantità di cibo ingerita e un'alimentazione squilibrata fatta di cibi grassi o a lunga conservazione oppure più pesanti da digerire perché fritti o cotti alla brace sono tra i principali fattori di rischio.

Come detto, a parte cambiare le proprie abitudini alimentari, è possibile assumere dei farmaci in grado di migliorare le condizioni di salute. Si va dai semplici antiacidi, che in un certo senso consentono di proteggere l'esofago dalla risalita dei succhi gastrici e dai danni da essi provocati, fino ad arrivare, nei casi più gravi, agli inibitori della pompa protonica.

Mai trascurare la patologia

Intervenire per tempo è di fondamentale importanza per evitare conseguenze ancora più gravi, come lo sviluppo del temuto tumore all'esofago. C'è comunque una fase intermedia pre-cancerosa, nota col nome di "esofago di Barret", che in sostanza è una condizione infiammatoria cronicizzata, alla quale si può porre rimedio con un intervento chirurgico finalizzato a impedire la totale trasformazione maligna dei tessuti.

"I nuovi casi di tumore dell’esofago sono saliti a oltre 2.400 ogni anno", spiega il direttore dell'Oncologia medica gastroenterologica alla Fondazione Irccs Istituto Nazionale Tumori di Milano Filippo Pietrantonio, "e l’età media dei pazienti, che fino a pochi anni fa si aggirava attorno ai 60-70 anni, si sta abbassando". "Avere una diagnosi istologica certa e tempestiva, così come affidarsi a un centro con esperienza, dove più specialisti collaborano in un team multidisciplinare per scegliere le terapie più idonee, nella giusta sequenza, è decisivo per avere maggiori possibilità di guarire e limitare il rischio di recidive", considera l'oncologo.

Il problema principale è rappresentato dal fatto che spesso i pazienti si rivolgono a uno specialista troppo tardi, in quanto confondono i sintomi con quelli di una patologia benigna. "I due terzi dei casi sono infatti diagnosticati in stadio avanzato e con metastasi", rivela l'esperto. Per arrivare a una diagnosi certa si procede con una gastroscopia, poi con endoscopia e biopsia dei tessuti. "La prognosi resta ancora tra le più sfavorevoli con una sopravvivenza a 5 anni di circa il 15% dei pazienti" precisa il dottor Pietrantonio. Sono in genere necessari anni per sviluppare il tumore da una condizione grave di reflusso gastroesofageo, per cui la tempestività resta sempre l'arma migliore per difendersi.

Per quanto concerne le cure del cancro

alll'esofago, a parte la chemioterapia e la radioterapia, negli ultimi anni sta prendendo piede l'immunoterapia, che al momento, purtroppo, porta benefici solo a pazienti con determinate caratteristiche.

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