Rischio aviaria anche sull’uomo? Cosa c’è da sapere sulle mutazioni del virus

Sono bassi e scarsi i segnali per una futura pandemia causata dal virus dell'aviaria ma il contagio di un giovane canadese preoccupa gli esperti: come potrebbe essere mutato il virus e come si trasmetterebbe il contagio nell'uomo

Rischio aviaria anche sull’uomo? Cosa c’è da sapere sulle mutazioni del virus
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Non giungono notizie positive dal Canada dove un giovane si trova ricoverato in ospedale perché colpito dall'influenza aviaria causata dal virus H5N1 e tutt'ora in condizioni critiche. Questo caso, che si aggiunge al primo contagio da uomo a uomo che ha colpito un mese fa un adulto americano, potrebbe essere stato causato da una mutazione che renderebbe l'agente patogeno maggiormente trasmissibile agli esseri umani.

Quali sono le ipotesi

È questa la conclusione a cui sono arrivati gli esperti della Public Health Agency (Agenzia della Sanità pubblica) del Canada e analizzati dal prof. Scott Hensley, microbiologo alla Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania, sui dati che del giovane ricoverato in un ospedale della Columbia Britannica. Il bicchiere mezzo pieno, al momento, riguarda la mancanza di prove che il giovane possa aver infettato qualcun altro e che, una volta guarito, il virus non sarà più trasmissibile ma, dall'altro lato, non si conosce l'origine dell'infezione ed è ancora tutta da stabilire l'ipotesi di una decisa mutazione di questo virus. "Questo non è affatto il primo giorno di una pandemia. Non ci sono indicazioni di diffusione da uomo a uomo, il che è tutto positivo. Ma questo è esattamente lo scenario che temiamo", ha dichiarato l'esperto.

Come può avvenire il contagio

Insomma, non sta iniziando nessuna nuova pandemia ma bisogna monitorare con attenzione l'evoluzione di H5N1 per evitare le problematiche del recente passato. "Dobbiamo monitorare attentamente questa situazione e aumentare i nostri sforzi di sorveglianza", ha sottolineato Hensley. Secondo le prime indicazioni a essere mutata sarebbe una proteina che si trova in superficie sul virus e in grado di attaccare le cellule che si trovano solitamente nel pollame e uccelli selvatici ma anche nella congiuntiva dell'uomo da dove potrebbe avvenire un ipotetico contagio. Nel giovane sono state individuate due mutazioni che faciliterebbero l'ingresso nell'organismo umano.

Gli scenari futuri

"Entrambi questi siti svolgono un ruolo importante nella specificità del legame", ha dichiarato Jesse Bloom, virologo evoluzionista del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle che ha risposto in un post al prof. Hensley concorda. "Dieci virologi dell'influenza su dieci vi diranno che queste sostituzioni sono importanti per un'efficace specificità del recettore. Non c'è dubbio".

Come sta il giovane

Il paziente canadese che si trova ricoverato presenta sintomi da "distress respiratorio acuto", un grave problema ai polmoni che nei casi peggiori può risultare fatale. Altre ipotesi propendono per una mutazione del virus soltanto nel corso della malattia dell'adolescente, per chiarirlo serviranno nuovi sequenziamenti sull'evoluzione virale. "Spesso non è solo una cosa a conferire la capacità di infettare gli esseri umani in modo più efficace", ha spiegato Angela Rasmussen, virologa della Vaccine and Infectious Disease Organization all'Università del Saskatchewan, in Canada. "Non è del tutto chiaro quali saranno le implicazioni nel mondo reale, ma certamente tutte queste cose sono un segnale di avvertimento. Dobbiamo davvero prestare attenzione e cercare di ridurre il più possibile le infezioni umane".

"Contagio da dimostrare"

Prova a rassicurare sull'eventuale contagio animale-uomo il prof. Massimo Ciccozzi, docente di Epidemiologia e Statistica medica al Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma. "Quando parliamo di mutazioni nel virus dell’Aviaria ci riferiamo al segmento del genoma HA, in pratica uno dei 'bastoncini' che lo compongono.

Dobbiamo andare nella posizione 226 per trovare una mutazione che sembra garantire una maggiore contagiosità al patogeno, ma la trasmissione da uomo a uomo non è provata: nè in Canada, nè nei 6 casi avvenuti in questi giorni negli Stati Uniti", ha spiegato a Repubblica. Fin quando non sarà davvero provato la trasmissione tra uomo e uomo non si potrà dire che questo virus "possa trasformarsi in una probabile futura pandemia".

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