Alcune inquadrature erano state attaccate dalle muffe, c'erano immagini rovinate dalle righe e rumori di fondo causati dall'usura del tempo. «La Dolce Vita» non era più quella di una volta. Il capolavoro girato nel 1960 da Federico Fellini aveva perso soprattutto la sua lucentezza. Ci sono volute 6 mila ore di pulizia digitale per restituirgliela.
Ed ecco che, finalmente, la versione restaurata di questo classico del cinema italiano viene presentata per la prima mondiale alla Quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Per l'esattezza, sarà il 30 ottobre e si celebrerà in quest'occasione il 50mo anniversario del film.
L'annunciano, con orgoglio, Gucci e The Film Foundation, l'organizzazione no-profit fondata nel 1990 da Martin Scorsese per la conservazione dei tesori cinematografici. Grazie a loro questa delicata operazione è andata in porto.
Perchè il marchio fiorentino del lusso si è impegnato nel restauro? Non è la prima volta, visto che finora Gucci ha sostenuto il recupero di sei film e ha donato 1,5 milioni di dollari alla fondazione di Scorsese.
«La Dolce Vita - spiega il direttore creativo della griffe, Frida Giannini - è un film che ha aperto la strada ad un nuovo mondo con l'ossessione dello stile, della moda e delle celebrità. Ha segnato un periodo di trasformazione radicale, che ha anche aiutato ad esportare lo stile italiano e a creare un'immagine culturale del Paese nel mondo».
Questo periodo ha coinciso con un periodo d'oro nella storia di Gucci, ricorda la stilista, quando la casa di moda stava emergendo sulla scena internazionale, grazie anche alla visibilità ottenuta attraverso la sua clientela, costituita in gran parte dal jet-set internazionale.
E dunque, per Frida Giannini, era naturale che Gucci onorasse l'impegno di preservare l'eredità di «opere di registi visionari, come Federico Fellini, che possono continuare ad ispirare noi e le generazioni future».
«La Dolce Vita» ha rappresentato un evento mediatico, ancora prima che il film fosse finito. Il set fu visitato da tutta Roma, tanto che le sale dei cinema furono letteralmente invase quando uscì.
Mezzo secolo dopo per recuperare tutta la bellezza che Fellini aveva catturato nei 5 indimenticabili mesi delle riprese a Roma del 1959, c'è voluta l'esperienza e la capacità tecnica dei migliori esperti.
Scorsese, che nella sua fondazione è affiancato da altri mostri sacri del cinema come Coppola, Spielberg, Allen e Eastwood, ha commentato: «Fellini ha portato qualcosa di nuovo al cinema italiano. E con "La Dolce Vita" ha conquistato il mondo. E' difficile spiegare esattamente come questo film ci sembrò speciale all'epoca, e grazie al sostegno di Gucci siamo stati in grado di restaurarlo, dal negativo originale a schermo panoramico, e riportarlo al suo splendore originale».
Uno dei principali obiettivi del restauro digitale è stato quello di restituire al film la lucentezza che Fellini aveva cercato, in fase di ripresa e di stampa delle copie. Si è lavorato sul negativo camera originale girato su pellicola Dupont, la regina dei negativi da ripresa.
All'operazione hanno partecipato la Cineteca di Bologna e L'Immagine Ritrovata in associazione con The Film Foundation, il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, Pathé, Fondation Jérôme Seydoux-Pathé, Paramount Pictures e Cinecittà Luce.
Per ritrovare lo splendore originale, la correzione colore digitale è stata eseguita con particolare attenzione, utilizzando come riferimento una copia positiva d'epoca nonché la copia restaurata negli anni Novanta dal datore luci di Fellini, Vincenzo Verzini.
Grazie alla collaborazione pluriennale con The Film Foundation, Gucci celebra la sua ricca storia di 90 anni, fortemente influenzata dal mondo del cinema.
Finora la collezione, intitolata «Cinema Visionaries», delle pellicole restaurate insieme dalla griffe fiorentina e dalla fondazione americana comprende: nel 2006 «Una Moglie», (A Woman Under The Influence) del 1974, firmato da John Cassavetes; nel 2007 «Le Amiche» del 1955, di Michelangelo Antonioni; nel 2008 « Wanda» del 1970, di Barbara Loden; nel 2009 «Senso» del 1950, di Luchino Visconti; nel 2010 «Il Gattopardo» del 1963, di Luchino Visconti e ora « La Dolce Vita».
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