Roma - È iniziato l’incontro tra Governo, Fiat e sindacati. Al tavolo, convocato per analizzare la situazione dello stabilimento di Termini Imerese siedono oltre al ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, anche il sottosegretario, Pasquale Viespoli, il Governatore della regione Sicilia, Raffaele Lombardo. Per l’azienda sono presenti il responsabile delle relazioni industriali della Fiat, Paolo Rebaudengo, assieme al presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello. Al tavolo siedono anche i sindacati confederali; il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, quello della Cisl, Raffaele Bonanni, e per la Uil, il leader Luigi Angeletti. Per l’Ugl siede Cristina Ricci, segretario confederale.
Scajola: "Riannodata collaborazione" "Con l’incontro
di oggi, abbiamo riannodato le fila per una collaborazione tra Governo, Fiat e parti sociali". Lo ha detto il
ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, al termine del tavolo sulla Fiat. "Questa
riannodata fiducia dei rapporti - ha aggiunto Scajola - tiene presente la volontà che cresca la produzione Fiat
in Italia in modo sensibile, con la tenuta dei livelli occupazionali". La Fiat "è un pilastro industriale italiano, ma
il sistema industriale italiano non può perdere dei pezzi".
"Valutate sette proposte" "Finora abbiamo valutato sette
proposte per il futuro di Termini Imerese ma abbiamo ancora motivi di riserbo per valutare l’effettiva
consistenza di queste propose. Occorre definire quale sia l’apporto di Fiat e solo dopo portarle
all’attenzione di queto tavolo che sarà convocato su richiesta delle parti".
Lo ha detto Claudio Scajola, secondo quanto riferiscono fonti sindacali, al tavolo su fiat. "Ci aspettiamo da
fiat risposte sulle prospettive industriali di tutti gli stabilimenti. Il governo quspica che a termini rimanga la
produzione legata all’automobile. Vogliamo sapere quale contributo possa dare fiat per le nuove
prospettive di produzione a Termini".
Difesa dell'occupazione "Ci rendiamo perfettamente conto che il settore dell’auto in Europa ha un’abbondanza di capacità produttiva in confronto al mercato. C’è la necessità di una ristrutturazione del settore, così come è avvenuto in Giappone e negli Usa. È, quindi, evidente che anche in Italia ci deve essere una riorganizzazione della produzione della Fiat. Però questo non può andare a scapito della diminuzione dei lavoratori impegnati». «E allora se nella riorganizzazione della Fiat non c’è spazio per Termini Imerese, ma noi insistiamo credendo che invece ci sono ancora possibilità, la Fiat deve collaborare per trovare una soluzione a Termini Imerese che dia lavoro e prospettive sul piano industriale alla Sicilia e dobbiamo rilanciare anche gli altri stabilimenti Fiat in Italia in tempi più celeri". Secondo il ministro, "la preoccupazione degli italiani, diffusa e legittima, è che di fronte all’orgoglio della Fiat che cresce nel mondo e che acquista la Chrysler ci possa essere meno attenzione per la Fiat italiana. Mi pare che tutte le dichiarazioni della Fiat nelle ultime ore dimostrino l’italianità della Fiat. Con questo spirito potremo lavorare bene".
Bonanni: impegno per salvare l'occupazione "Quando abbiamo di fronte a noi perdite di posti di lavoro la cui difesa è l’essenza dell’azione sindacale arriveremo a tutto per scoraggiare la Fiat ad abbandonare in questo momento particolare posti di lavoro". È quanto ha detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni che ha poi aggiunto: "Aabbiamo sempre garantito una interlocuzione responsabile con la Fiat, la Cisl ha esultato quando Marchionne discuteva alleanze con Detroit e con la Germania perchè serve un’economia di scala per rafforzare l’azienda ma non vorremmo che la Fiat si americanizzasse anche nei rapporti di interlocuzione con il sindacato". "Spero - ha proseguito Bonanni - che da parte della Fiat ci sia una maggior senso di responsabilità perchè queste docce fredde non servono a nessuno, non servono all’azienda, non servono al lavoro e non servono all’Italia".
La Marcegaglia: "Chiudere gli impianti inutili" "Se uno stabilimento non sta più in piedi per motivi logistici e competitivi il problema non è mantenerlo lì bensì reintregrare le forze lavoro che rischiano di perdere il posto". Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, interviene sulla vicenda Fiat e in particolare sull'annuncio della chiusura della fabbrica siciliana di Termini Imerese e suggerisce "un approccio un pò meno conservatore". "Mantenere bloccate delle imprese - ha detto il presidente a margine dei lavori del Forum di Davos - che non stanno sul mercato è un costo per le aziende e per il Paese. Non possiamo rimanere bloccati su quello che c’e e che non vuole nessun cambiamento". "Il problema - ha concluso la Marcegaglia - è insistere per avere inziiative che possano stare in piedi e che abbiano un senso".
Epifani: "Termini deve vivere" "Se questa è la prospettiva che ci dà Confindustria,
che si riduca cioè la base industriale, io penso invece che Termini Imerese debba sopravvivere", ha detto Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, rispondendo alle affermazioni del presidente di Confindustria.
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