Catania - Gli imbrogli delle banche vi sconcertano? I garbugli della politica vi repellono? Dal 6 marzo troverete il bandolo di questi e altri intrighi, dipanando con Ficarra e Picone La matassa, film comico del duo siciliano (prodotto da Attilio de Razza e Medusa Film), giunto a metà lavorazione (budget: 3 milioni e mezzo) e co-firmato da Giambattista Avellino, consolidato partner delle due lenze. Alla loro terza prova cinematografica (Nati stanchi, del 2001, parodiava la disoccupazione, mentre Il 7 e l'8 l’anno scorso li ha visti campioni d’incasso), Salvo Ficarra e Valentino Picone, palermitani classe 1971, ora rafforzano la propria essenza di Sicilia. E partono da una nota fondamentale: tutti litigano e ogni parente è serpente. «Il litigio familiare è comune a tutti, ma i siciliani litigano in un modo particolare, mantenendo un silenzio ostile. E se qualcuno, che ha offeso, non comprende per quale motivo non gli si rivolge più la parola, vuol dire che si è fatto bene a rompere i rapporti. Il nostro film è parlato in italiano e pensato in siciliano», spiega Ficarra, sottolineando come lui e il suo compagno di battute siano «portatori sani di silenzio».
La storia, ambientata tra Catania e Paternò (adiuvante la Film Commission catanese) inizia dal classico dissidio tra il cugino Gaetano (Salvo) e il cugino Paolo (Valentino), figli di fratelli in freddo da vent'anni. Tra problemi economici e viscerali antipatie reciproche, la coppia parentale verrà rimessa in contatto dalla socia in affari di Paolo, la determinata Olga (Anna Safroncik, nota al pubblico televisivo di CentoVetrine). «Non possiamo spiegare il così e il cosà del nostro film: sarebbe come spiegare una barzelletta», mette le mani avanti Ficarra. «Il segreto della nostra vis comica consiste in una surrealtà alla Pino Caruso e in quella paradossalità sicula, impossibile a sviscerarsi», fanno all'unisono i beniamini di Striscia la notizia, tg satirico, che condurranno per la terza edizione.
Si sbaglierebbe a ipotizzare un referente nel Monicelli di Parenti serpenti, perché Ficarra e Picone non puntano alla commedia all'italiana, bensì al semplice dispiegamento della propria istrionica bravura sublimata con Zelig. «E pensare che dobbiamo il successo all'illegalità!», commenta Ficarra. «Al Sud tutti avevano le carte clonate per vedere Telepiù e altro. Le nostre improvvisazioni, le guardavano in tanti.
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