«Fidel Castro non è moribondo e potrebbe riprendersi presto»

Josè Luis Garcia Sabrido, chirurgo spagnolo specialista in malattie gastrointestinali, ha visitato nei giorni scorsi il dittatore cubano

da Washington

Gli esuli di Miami e dintorni dovranno rinviare, se non lo champagne di Capodanno, almeno il brindisi: quello alla non salute di Fidel Castro. Sarà lui, invece, a celebrare flebilmente San Silvestro oltre che gli arretrati del suo ottantesimo compleanno. In altre parole, non è più moribondo, almeno se si deve dar retta al luminare venuto dalla Spagna per un consulto ad altissimo livello. Il professor José Luis Garcia Sabrido, primario di chirurgia all’ospedale Gregorio Maranon di Madrid e specialista delle più gravi malattie gastrointestinali, è stato invitato a L’Avana, si è soffermato a lungo al capezzale del dittatore, poi è tornato a casa e da lì ha emesso la sua prognosi; che è quasi rosea in confronto alle voci e alle convinzioni prevalenti. Per cominciare, Castro non ha il cancro. Anzi, non l’ha mai avuto. Ha avuto nel luglio scorso una grave emorragia intestinale, «che non ha origini maligne, ma è soltanto un «processo benigno in cui si è inserita una serie di complicazioni». Di conseguenza non ci sono ostacoli insormontabili a un ritorno di Fidel all’esercizio del potere, anche se l’uomo è indebolito e appare più probabile, e più consigliabile, che la «restaurazione» si limiti a una supervisione generale degli affari di stato che lasci la gestione giornaliera ai suoi sottoposti e collaboratori, dunque in primo luogo al fratello Raul, attuale «reggente».
Il parere dell’illustre clinico smentisce l’opinione diffusa secondo cui Castro avrebbe i giorni contati, o per lo meno i mesi, come riferito anche da un rapporto della Cia: quello su cui in parte si basa l’attuale euforia degli esuli, che da parecchie settimane hanno cominciato a disegnare i lineamenti della nuova Cuba post fidelista, in molti casi naturalmente contrastanti. Garcia Sabrido ha confermato che la guarigione «è completa», pur se il malato è molto indebolito, come mostrano le immagini rilasciate negli ultimi giorni, di un Castro magro e fragile, l’ombra della figura torreggiante in mezzo secolo di dittatura. Che il recupero sia avviato, viene confermato anche da un deputato americano, William Delahunt, uno dei membri della delegazione della Camera dei Rappresentanti che due settimane fa si è recata in visita a Cuba, violando così la proibizione, antica ma inasprita di recente dall’amministrazione Bush, per i cittadini americani di recarsi nell’isola, come parte dell’embargo e del sistema di sanzioni che dovrebbero rendere la vita più difficile al regime e affrettare i tempi di un ritorno alla democrazia.


La «spedizione», giustificata come soprattutto «esplorativa», ha causato viva irritazione alla Casa Bianca, sentimento che non potrà non essere acuito dalla apparente cooperazione di uno degli «inviati» con la campagna propagandistica in corso per tranquillizzare i sostenitori del regime e contrastare le previsioni di segno opposto avanzate con opposti fini dagli esuli e dalle poche voci dei dissidenti in loco che trapelano attraverso le ferree maglie della censura.

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