Gli studi su De Chirico avanzano e, come non è mai capitato per un pittore, lo esaminano come un filosofo che abbia illustrato i suoi concetti con le figure invece che con le parole. Alla esegesi di de Chirico si applica oggi Riccardo Dottori (Giorgio de Chirico. Immagini metafisiche, La nave di Teseo) prendendo il testimone di Jole de Sanna, sovrana interprete del Pictor optimus. Oltre la critica, il filosofo Dottori parte da una riflessione di de Chirico che indica il mistero nascosto nella realtà: «mi accorsi che c'è una folla di cose strane, sconosciute, solitarie, che possono essere tradotte in pittura: vi ho riflettuto a lungo. Allora cominciavo ad avere le prime rivelazioni». Osserva Dottori, davanti a Il canto d'amore nel quale Magritte disse che «l'artista aveva voluto rappresentare il pensiero»: «è qui che de Chirico introduce il concetto di rivelazione, ripreso da Schopenhauer, che lo aveva ricondotto al concetto di genio; Kant considerava il genio il favorito della natura, dalla quale aveva avuto il dono, proprio dalla natura stessa, di creare delle forme senza seguire alcuna regola. In modo simile (...) lo considera anche Schopenhauer, dato che lo vede come colui che sa estraniarsi dal mondo esterno e nella sua riflessione in se riesce a concepire delle idee veramente universali».
Su questa strada si era mossa la de Sanna. Di lei dice persuasivamente Cristina Casero: «L'aspetto che più colpisce pensando a Jole de Sanna - soprattutto oggi, col distacco che il tempo ci concede, anche a causa della sua veramente prematura scomparsa - è quella pacata autorevolezza che caratterizzava il suo modo di essere, come donna prima ancora che come studiosa e critica d'arte. Per quanto fosse appassionata, il suo comportamento era di fatto schivo, seppur estremamente aperto e diretto, ma soprattutto i suoi modi erano certamente scevri da quella narcisistica volontà di protagonismo che, invece, purtroppo connota la natura di molti dei personaggi attivi nel mondo dell'arte. Ha vissuto tra noi come se vivesse altrove: era l'impressione che ti lasciava. A metà tra invenzioni poetiche come Ariel e Clorinda, è stata, a suo modo una sorta di figura mistica: era, a tratti posseduta da impeti di passioni e di dedizioni». È singolare che di fronte al pittore da lei più amato, oggi troviamo il sapiente e distaccato, ma intensamente applicato, Riccardo Dottori. Per lui la Metafisica ha lo stesso peso del pensiero di Heidegger, in una esplicita reinterpretazione di Eraclito, e ben oltre il formalismo astratto di Kandinsky, per quanto evoca con una potenza simbolica senza precedenti. E singolare che di un pittore così filosofico e complesso vi siano tante opere contraffatte da falsari che banalizzano quello «stato d'animo», unheimliche, di cui parla anche Heidegger già nel suo primo scritto, Il concetto di tempo, del 1920, e poi nella sua opera fondamentale Essere e tempo, e infine nell'altra opera che coincide con la tematica di de Chirico, Che cos'è metafisica? E non soltanto esecutori, ma anche pseudo esegeti o sedicenti critici d'arte che hanno prevalentemente fatto il mestiere di mercanti. Tra i venditori di opere false nell'ultimo periodo della complessa storia della falsificazione dell'arte di Giorgio de Chirico, spicca il nome di Paolo Baldacci, autore di libri e curatore di mostre, il quale ha venduto e fatto vendere, consapevole della loro falsità, numerosi dipinti firmati «Giorgio de Chirico», di altra epoca. La responsabilità penale del Baldacci è stata accertata dalla Magistratura milanese, prima dal Tribunale Ordinario di Milano - Sezione settima penale, nel marzo del 2009 e poi dalla Corte d'Appello di Milano - Sezione quarta penale, con sentenza del luglio 2013 passata in giudicato. La sentenza della Corte d'Appello, pur applicando a Baldacci l'istituto della prescrizione, nel frattempo maturata, ha accertato con ampia e analitica motivazione la piena consapevolezza da parte dell'imputato della falsità delle opere da lui vendute, confermandone la confisca già disposta in primo grado.
Il Catalogo generale di de Chirico, a cura di Claudio Bruni Sakraischik (Electa, Milano 1971-1987), è composto da otto volumi nei quali sono riprodotte 2638 opere raccolte in tre tomi divisi per epoca: 1909-1930; 1931-1950; 1951-1974. Il sesto volume risale al 1976 e fu l'ultimo pubblicato vivo il Maestro. Il settimo volume, pubblicato nel 1983, beneficiò della consulenza di Wieland Schmied e Giulio Briganti e l'ottavo (1987) della consulenza di Wieland Schmied e Antonio Vastano. Sulla base di quel Catalogo, il Tribunale penale di Milano nel marzo del 2009 aveva condannato Baldacci alla pena di 20 mesi di reclusione. Nel corso delle indagini, la magistratura inquirente aveva disposto il sequestro anche di altre opere riferite a de Chirico dal Baldacci. Queste, nonostante le ricerche, non sono ancora state reperite e sono tuttora in circolazione. È da porre in particolare rilievo il fatto che, tra i dipinti oggetto del provvedimento di sequestro, spiccava un colossale falso metafisico del 1913, del potenziale valore di milioni di euro, dal titolo Die Melancholie der Abreise (La melanconia della partenza). Il falso fu esposto nella mostra di Düsseldorf della quale Baldacci è stato uno dei quattro curatori («Die Andere moderne. De Chirico-Savinio», al Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf, 2001). Gli altri curatori erano Maurizio Fagiolo dell'Arco, Wieland Schmied e Gerd Ross. Quest'ultimo, interrogato dagli inquirenti riguardo tale opera, ha risposto: «Si trattava di un quadro che, prima di quella mostra, non era conosciuto. Nessuno di noi aveva visto l'originale. Solo Baldacci lo aveva visto e proposto per l'esposizione». Aggiungeva poi: «Non ricordo chi sia il proprietario del quadro. Forse veniva da Israele: credo che poi sia stato venduto ad un gallerista di New York e che si trovi attualmente in Svizzera». Ovviamente, non avendo fornito le informazioni in suo possesso, l'opera non poté essere sequestrata ed è tuttora in circolazione.
Wieland Schmied, l'unico studioso tedesco di Giorgio de Chirico degno di questa qualifica, amico personale del Maestro e curatore della indimenticabile mostra milanese del 1970, alcuni mesi prima della sua morte, avvenuta il 22 aprile 2014, ha confermato per iscritto, in data 31 ottobre 2013, non soltanto che tale dipinto era falso, ma anche che era stato inserito nella mostra a sua insaputa.
Vero e falso in de Chirico si sovrappongono, in danno della verità del suo pensiero, interpretato da chi ne conosce e ne esalta soltanto il valore materiale, e ne umilia il pensiero filosofico, approfondito da Dottori. Spirito contro materia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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