Nuova stangata sui prezzi che salgono al 4,6%. Un aumento così alto non si registrava dall’aprile del 1996, quando tra l’altro era in circolazione ancora la vecchia lira. Secondo le stime preliminari, il mese scorso l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua, trend in forte crescita, considerando il +3,9% del mese precedente.
A rivelarlo è l’Istat, precisando che un’inflazione così importante non si vedeva da ben 26 anni. A determinare l’inattesa fiammata sono soprattutto i beni energetici regolamentati, basti pensare alle tariffe per l’energia elettrica o al gas per il riscaldamento, con un incremento su base annua mai riscontrato (+38,6%). Tensioni inflazionistiche, però, si manifestano anche in altri comparti merceologici. Aumenti si registrano sia per quanto concerne i prodotti alimentari, soprattutto freschi, sia per quelli destinati alla cura della casa e della persona (da +2,4% di dicembre a +3,2%), nonché per quelli considerati ad alta frequenza d’acquisto (da +4,0% a +4,3%), come bevande alcoliche e tabacchi. L’unico rallentamento si registra solo sui trasporti, probabilmente dovuto al fatto che le persone da quando sono aumentati i contagi, preferiscono non spostarsi.
Per l’Istituto Nazionale di Statistica, un’inflazione così elevata, però, non solo può avere ripercussioni immediate sugli stessi consumatori, ma mettere a rischio anche i risparmi degli italiani: “Se i prezzi – dichiarano gli analisti - aumentano rapidamente i denari sul conto corrente, che non garantisce alcun tipo di rendimento si svaluteranno della percentuale di inflazione”. Non si escludono, quindi, pericoli per obbligazioni e titoli di stato, considerando i rendimenti mediamente bassi e spesso fissi nel tempo.
Gli effetti del carovita di gennaio, però, non si fermano qui. Una vita più difficile per tutti potrebbe innescare conseguenze anche dal punto di vista delle scelte relative ai contratti di rinnovo e dell’adeguamento dei salari. In tal senso, però, resta prudente l’Istat: “È una valutazione oggi complessa da fare. Ci sono fattori difficili da inglobare e si potrà valutare meglio solo nei prossimi mesi”.
Per Carlo Rienzi, presidente di Codacons, l’ulteriore crescita del costo della vita è dovuto soprattutto all’utilizzo nella quotidianità di merci che prima non erano indispensabili: “Entrano nel paniere nuovi beni strettamente connessi alla situazione sanitaria del Paese come test sierologici, molecolari e rapidi, saturimetro, psicoterapia, ma anche poke take away e sedie da pc per chi lavora da casa in smartworking”. Secondo l'associazione di categoria, gli italiani nel 2022 spenderanno in media quasi 1500 euro in più rispetto all'anno precedente.
Il boom dei prezzi, comunque, non riguarda solo l’Italia, ma l’intera
Eurozona, considerando che l’inflazione in 19 paesi ha un’accelerazione del 5,1% a gennaio dal 5% di dicembre. Anche in questo caso pesano e non poco i rincari sulle bollette, che si ripercuotono su generi alimentari e servizi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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