La fine del governo di sinistra è figlia delle scelte dei partiti

Oh! Ma come mai Rifondazione, il Pdci e altre sigle dell'estremismo governativo hanno eletto i Turigliatto, i Rossi e altri mostri che ci riporteranno al berlusconismo? Tutto ciò è frutto dell’infame legge Calderoli. Questi senatori non sono eletti dal popolo ma sono figli delle scelte delle segreterie di partito. Franco Giordano si è distratto e ha dato via libera ai Turigliatto. Così recitano i vari micheleserra, piangendo le sorti del caro estinto Romano Prodi. In realtà, al di là della legge elettorale, il centrosinistra ha avuto meno voti del centrodestra al Senato, e una maggioranza di 25mila voti alla Camera. Bertinotti e Giordano non sono geni della politica ma se non avessero riempito le liste di trotskisti, noglobal, scombinati di tutte le risme non avrebbero preso il 7,4 per cento al Senato e il 5,8 alla Camera. Il peccato originario di Prodi è una maggioranza che si basa rigidamente sul voto non solo di forze estremiste ma di singoli scombinati senza i quali non c’è maggioranza né parlamentare né elettorale. E infatti man mano che Rifondazione si ministerializza e salottizza l’elettorato scombinato evapora: così in Molise, così nelle recenti primarie, così nei sondaggi che danno Rifondazione al 3,5 per cento.
Non è un caso se in tutti grandi Paesi europei i partiti estremisti vengono tenuti fuori dalla porta: la loro presenza impedisce un profilo di governo alle maggioranze di sinistra e la mancanza di barriere a sinistra introduce una fragilità politica generalizzata. Le formazioni estremiste svolgono un ruolo in una società democratica: testimoniano posizioni con cui si deve fare i conti, canalizzano una protesta spesso incomprimibile, sono una barriera verso scelte ancor più disperate. Ma questo ruolo si svolge utilmente solo fuori dai governi: altrimenti è il caos e l’incertezza sugli indirizzi politici. Certo, politici provenienti dall'estremismo possono maturare una cultura davvero di governo. Così Joschka Fischer, già leader del più duro estremismo tedesco. Ma Fischer ha elaborato la sua adesione ai principi liberaldemocratici, si è scontrato con i suoi compagni di partito estremisti, ha eretto una barriera a sinistra non solo contro le posizioni neocomuniste ma persino contro Oskar Lafontaine. Non è questa la storia di Fausto Bertinotti, brava persona, utile perché sostiene la non violenza, scelta importante nelle file dell'estremismo, ma che al centro della sua predicazione mette lo slogan: «Dite quello che volete ma non fatelo». Da questo insegnamento non possono che derivare i no-Tav, i no-Dal Molin, i no tutto, e non possono che discendere compagini governative basate su furbizia, ipocrisia e caos. E non possono che spuntare i Turigliatto. Non sappiamo se il Prodi bis riuscirà a raccattare qualche anima in pena per tentare una asfittica replica.

Comunque la sinistra di Rifondazione (i Grassi, i Fosco Giannini e così via), i forti leader di Fiom e Cgil, oggi dissociati dai dissociati sulla politica estera, non mancheranno di riproporsi l’obiettivo di far cadere da sinistra il governo, non da destra con i voti degli Andreotti e dei Pininfarina. Le anime perse si preparino tra qualche settimana o mese a ritrovarsi nella bufera.

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