Fini si ribella a Berlusconi sulle riforme

L'appello di Napolitano: "Riforme subito". Il premier da Parigi: "Il modello è questo, senza doppio turno". Replica stizzita del presidente della Camera: "Basta slogan, il sistema francese va adottato con il doppio turno". Il segretario del Pd: "Federalismo, ma il Quirinale resti super partes"

Fini si ribella a Berlusconi sulle riforme

Roma - Quel che Berlusconi tesse di giorno, Fini disfa la sera. La Penelope del Pdl interviene a gamba tesa per il secondo giorno consecutivo nel dibattito interno alla maggioranza sulla riforma dell'assetto costituzionale dello Stato. E se all'ora di pranzo il premier da Parigi guarda "al modello francese, ma con un unico turno votando nello stesso giorno per parlamento e presidente della Repubblica" a quella dell'aperitivo il presidente della Camera avverte che "così non si può. Il modello francese va adottato in toto. Basta con gli slogan". Muro contro muro tra le due "teste" del Pdl in attesa del confronto che, svela Fini, si farà "la settimana prossima". A metà del guado "l'oppositore dimezzato" Bersani che vuole "federalismo, ma un presidente della Repubblica che resti super partes". 

Berlusconi da Parigi "Pensiamo che il sistema francese possa funzionare in Italia". Lo ha detto Silvio Berlusconi riferendosi al semipresidenzialismo. "Ma - ha aggiunto il premier - non vogliamo prendere tutto da questo sistema. Pensiamo al turno unico e all’elezioni nello stesso giorno del presidente e del parlamento". Berlusconi spiega che il governo "sta lavorando, ma non è ancora deciso nulla. Dobbiamo procedere attraverso vari passaggi. C’è stata una prima bozza presentata al Capo dello Stato, ma il provvedimento deve poi passare per il Cdm, essere discusso dalla maggioranza e poi arrivare al parlamento che metterà a punto la forma di Stato e gli aggiustamenti necessari".

Stop di Fini Non è "possibile" introdurre il modello francese "con una legge elettorale proporzionale a turno unico: quel modello funziona con una legge elettorale maggioritaria a doppio turno". Lo ha sostenuto il presidente della Camera Gianfranco Fini, parlando con due agenzie di stampa nel corso di una passeggiata nel centro di Roma. Per Fini, inoltre, nel dibattito sulle riforme non si deve seguire "un’ottica di questa o quella parte, ma l’interesse generale". Non è leggero il presidente della Camera nei confronti del co-fondatore del Pdl. "Con l’approccio, che mi sembra molto sloganistico, di scegliere un modello x o y rischiamo di ripetere le vicende che abbiamo già conosciuto" con le riforme varate dal centrodestra e bocciate dal referendum, ovvero di "tante chiacchiere e pochi fatti". Poi Fini precisa: "Il modello francese funziona con una legge elettorale maggioritaria a doppio turno. Se, al contrario, si presume che in Italia sia più opportuna una legge elettorale proporzionale a turno unico, si smetta di parlare di modello francese. Si parli eventualmente di elezione diretta del capo dello Stato, ma non si scomodi De Gaulle, anche per un minimo di rispetto per quella che è la realtà costituzionale di quel Paese" osserva ancora Fini.

Bersani: "Con federalismo presidente super partes" "Nel momento in cui, bozza Calderoli compresa, si spinge in modo un po' confuso verso una strada federalista, mettere l’unico punto di garanzia nella contesa politica significa porre il Paese davanti un singolare interrogativo: chi lo tiene assieme? Quindi, quando si parla di presidenzialismo, di semipresidenzialismo, cose che esistono nel mondo, si tenga conto però della particolare situazione italiana e del fatto che stiamo avviandoci verso un sistema a forti connotati federali". Lo ha affermato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. "Le riforme - ha detto ancora il leader democratico - hanno un cantiere: si chiama parlamento, finché non attiviamo questo cantiere non ci sarà mai una riforma". Il segretario del Pd ha ricordato che il suo partito ha presentato due progetti "già da mesi" di riforme istituzionali, uno al Senato, il disegno di legge Finocchiaro-Zanda, e uno alla Camera firmato Bressa. "La nostra idea è quella di un governo parlamentare forte" ha ribadito. "Abbiamo idee precise come la riduzione del numero dei parlamentari e il superamento del bicameralismo perfetto - ha concluso - quando la maggioranza si sarà chiarita le idee ne discuteremo in parlamento".

Di Pietro: "Il Colle pensi alla crisi" "Bisognava, piuttosto, dare poco spazio a deformazioni della Costituzione attraverso leggi ad personam e magari inviare un messaggio alle Camere sulla crisi". Lo afferma Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, commentando l’appello del capo dello Stato Giorgio Napolitano sulle riforme e l’invito a guardare a quella del fisco come una delle chiavi per la ripresa economica.

La ricetta di Napolitano Il Capo dello Stato torna ancora una volta sul tema delle riforme. Preme sulle forze politiche esortandole a fare ogni sforzo per compierle. Ma al contempo bacchetta le "fughe in avanti" inconcludenti, che quasi sempre sfociano nel nulla di fatto. "È augurabile che si esca al più presto da anticipazioni e approssimazioni che non si sa quali sbocchi concreti, quali proposte impegnative, a quali confronti costruttivi possano condurre". Lo ha detto Giorgio Napolitano in un discorso a braccio a Verona indicando "punti importanti di riforma già da tempo largamente condivisi".

Le riforme da fare Tra le condizioni che si richiedono per superare la crisi economica e riportare l’Italia allo sviluppo ci sono "una serie di riforme non più procrastinabili" fra le quali quelle del fisco, della sicurezza sociale, della ricerca e anche della giustizia ("non sembri un fuor d’opera") ha detto il presidente della Repubblica. Sul tema del presidenzialismo Napolitano ha sottolineato che, a suo modo di vedere, fino ad ora non ci sono le vie praticabili per questo tipo di riforma istituzionali.

Partire dal Titolo V Napolitano consiglia innanzitutto di "portare avanti il processo riformatore in corso, e che è quello dell’attuazione del titolo V già riformato della Costituzione". "Bisogna lavorare seriamente - ha detto - al cantiere già aperto della legge delega approvata con così largo consenso per l’applicazione dell’art.119, cioè del federalismo fiscale". Con esso, ha aggiunto il Capo dello Stato, va messa in relazione anche la riforma generale del fisco. Inoltre "bisogna discutere degli aggiustamenti, se si ritengono necessari della stessa articolazione del titolo V. Bisogna decidere come coronare l’evoluzione in chiave autonomistica e federalistica dello Stato con la riforma di quel bicameralismo perfetto nel parlamento che già da un pezzo ha fatto il suo tempo".

Federalismo e unità nazionale "Non può esserci alcuna contrapposizione - ha concluso - tra autonomismo di ispirazione federalistica e unità nazionale. Lo dice chiaramente l’art.5 della Costituzione".

Sulle riforme Napolitano chiede di concentrare l’attenzione sul "cantiere aperto" dell’attuazione del federalismo fiscale senza "riaprire capitoli complessi e difficili, come quelli di una radicale revisione della forma di governo".

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