Fini trasloca a sinistra anche in Parlamento

Fini trasloca a sinistra anche in Parlamento

Solo qualche giorno fa Sofia Ventura, po­litologa di Farefutu­ro, lo aveva supplica­to: «Gianfranco, dì qualco­sa di destra ».E lui l’ha perfi­damente accontentata: mi sposto a sinistra. Alla pro­fessoressa non è rimasto che curarsi le ferite dopo le botte di educazione orto­dossa della Perina. Gli intel­lettuali ancora una volta so­no arrivati troppo tardi. È ufficiale. Fini si sente di gauche . La prova c’è. Il Fli si trova male a destra della Le­ga, vuole stare vicino al­l’Udc, per poi magari tra­smigrare ancora oltre, fino a rubare l’ala mancina a Vendola e compagni. Italo Bocchino, ultimo colonnel­lo finiano, ha chiesto la «pa­tente » di sinistrorso. Basta confusioni. Quando uno guarda l’emiciclo di Monte­citorio deve subito capire quanto è cambiato il com­pagno Fini. Chissà da dove nasce que­sta voglia di metamorfosi dell’ex presidente di An. È una missione, un karma o il tentativo di entrare nel Guinness dei primati. Fatto sta che Fini sta cercando di raggiungere un obiettivo che non ha nulla di vera­mente politico. È più una scommessa da bar. Vedia­mo se sei capace di partire dall’estrema destra e scivo­lare fino alla parte opposta. Gianfranco si trova a metà dell’impresa. È entrato in Parlamento come delfino di Almirante. Si è comprato un guardaroba di camicie nere. Poi per quasi quindici anni si è vestito da «berlu­scones », Ha scritto con Bos­si la legge sull’immigrazio­ne. Poi ha cominciato a sal­tellare un po’ più a sinistra. La molla è stata una volta la bioetica, un’altra la cittadi­nanza, poi una bella parruc­ca da antiberlusconiano doc, nel frattempo si è rispo­sato per darsi coraggio e ha rosicchiato posizioni, ru­bando la poltrona al suo vi­cino di sinistra. Ha spinto Urso. Ha scavalcato Bondi. Ha superato Capezzone. Ha dribblato Letta e ora è andato a sbattere contro il Carroccio. Qui una voce in lùmbard gli ha detto: frena. L’idea di circumnavigare il Pd e arrivare fino a quelli che una volta erano i ban­chi di Rifondazione, si sta sfaldando davanti a un mu­ro. La storia è questa. Italo Bocchino, presidente dei deputati finiani, ha chiesto ieri nella conferenza dei ca­pigruppo di posizionarsi più in là, a sinistra, ovvero nei banchi centrali, da sem­pre occupati dal Carroccio, accanto all’Udc. Un bel ter­zo polo scenografico e ri­stretto. Il Carroccio ha fatto valere le sue ragioni politi­che e spirituali. La mappa è anche una rappresentazio­ne dell’anima. Marco Re­guzzoni ha quindi risposto così a Bocchino. «Per noi è indispensabile mantenere una posizione centrale a Montecitorio perché ce l’abbiamo nella politica. La richiesta dei finiani fa chia­ramente intendere il senso di difficoltà che prova un gruppo eletto nel centrode­stra e ora collocato all’op­posizione ». A quel punto il Fli ha abbozzato. «Peccato. Volevamo solo ricompatta­re una maggioranza sfilac­ciata ». I finiani comunque non devono preoccuparsi. Nes­suno ormai dubita delle lo­ro posizioni.

Non per la chiarezza del loro program­ma, ma per le affinità eletti­ve con il vuoto del Pd. Il Fli è un partito fantasma. Esiste solo come un fatto privato di Fini contro Berlusconi. Ora che il Cavaliere si è stan­cato di parlare di loro resta davvero poco: idee confuse e una bandiera rossa.

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