Fisco, la sfida di Tremonti è la lotta agli sprechi Risparmi sui 784 miliardi spesi per la riforma

Il ministro vuol trovare i fondi per ridurre il peso fiscale risparmiando sui 784 miliardi spesi nel 2010 dallo Stato. Sanità: con l'introduzione dei costi standard risparmi per 12 miliardi. I Comuni virtuosi potranno spendere di più, come richiesto dalla Lega

Fisco, la sfida di Tremonti è la lotta agli sprechi  
Risparmi sui 784 miliardi spesi per la riforma

Roma - Lo Stato ha speso, l’anno scorso, 784 miliardi di euro, più del 50% del prodotto interno lordo. All’interno di questo oceano, che comprende anche la spesa degli enti pubblici periferici, si può trovare qualche risparmio che consenta di migliorare il bilancio e finanziare, almeno in parte, la riforma fiscale?

È questa una delle domande topiche a cui cercano di rispondere il ministro dell’Economia e i suoi esperti. L’impegno di Giulio Tremonti è duplice: deve varare la manovra economica da 40 miliardi di euro al fine di riportare in pareggio il bilancio pubblico entro il 2014; e deve presentare una riforma complessiva del fisco. I due progetti, quasi certamente, arriveranno in contemporanea dopo il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo del 23 e 24 giugno, in cui si discuterà di politica economica. E, precisa Silvio Berlusconi, dopo la verifica di maggioranza di mercoledì prossimo.

Un grosso impegno, quello europeo, anche perché il piano da presentare deve essere preciso: ieri la Banca centrale europea ha sollecitato il governo a chiarire i contenuti della manovra. Nessuna anticipazione da parte di Tremonti è giunta ieri in Consiglio dei ministri. È però probabile che i due temi, manovra e fisco, siano stati affrontati in un incontro a tre tra il premier, il sottosegretario Gianni Letta e lo stesso ministro dell’Economia, insieme al caso Bini Smaghi. Il governo ha infatti chiesto al banchiere centrale fiorentino di dimettersi dal board della Bce, per lasciare il posto a un francese.
Uno dei risparmi probabili lo indica Renato Brunetta. «Penso proprio che ci sarà una stretta sulle auto blu», dice il ministro della Pubblica amministrazione, osservando che solo «una classe politica credibile può chiedere sacrifici agli altri». Il parco auto blu è composto da circa 86mila vetture, che costano mezzo miliardo più due miliardi per gli stipendi degli autisti, e Brunetta pensa che sia possibile un risparmio di un miliardo di euro in tre anni. Il ministro smentisce invece che possa essere prorogato il blocco delle retribuzioni nel pubblico impiego, che scade nel 2013. Resta sul piatto dei possibili interventi l’aumento a 65 anni dell’età pensionabile delle donne nel settore privato (per il pubblico è già stato attuato), con una minore spesa previdenziale di circa 10 miliardi sino al 2020. Ma i sindacati fanno le barricate. Potrebbe anche arrivare un blocco delle indicizzazioni delle pensioni più alte, con risparmi però risibili. L’introduzione dei costi standard nella Sanità, prevista dal federalismo fiscale, potrebbe far risparmiare invece una grossa somma: secondo il Cerm, ben 12 miliardi di euro. Ai Comuni «virtuosi», coi bilanci in ordine, sarà concesso di spendere di più, allentando i vincoli del patto di stabilità interno. Un intervento che dovrebbe far piacere alla Lega.

Tremonti deve assemblare le conclusioni a cui sono giunti i quattro gruppi di esperti incaricati di mettere insieme dati e proposte. In tutto sono 600 pagine, dalle quali è necessario trarre una sintesi politica. Probabilmente il ministro chiederà cinque o sei deleghe per la riforma: l’istituzione di un Codice unico delle imposte; il contrasto all’evasione fiscale; il riordino delle 470 detrazioni e deduzioni che valgono 160 miliardi l’anno; la separazione tra fisco e assistenza sociale; la razionalizzazione in cinque grandi imposte (Irpef, Irpeg, Iva, Accisa e Imposta sui servizi), con gli interventi sulle aliquote e gli scaglioni di reddito. Per quanto riguarda l’Irpef l’obiettivo, come ha detto il ministro, è quello delle tre aliquote (20, 30 e 40%). Si partirà dai redditi più bassi, per poi passare agli altri. E non mancheranno interventi a favore del fisco familiare.

L’incertezza e i timori sul caso Grecia danno una mano al ministro dell’Economia.

A chi gli chiede di essere più «coraggioso» sul fronte fiscale, come ad esempio il ministro dell’Interno Roberto Maroni, Tremonti replica ricordando che la crisi non è finita. «Sì» alla riforma delle tasse, ma non finanziata col deficit pubblico. Questa è, per Tremonti, una sorta di linea del Piave.

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