Fisco, Tremonti: tre aliquote e basta con i prelievi selvaggi

Il ministro dell'Economia, dopo l'annuncio di ieri all'incontro di Confartigianato, illustrerà la riforma in uno dei prossimi Consigli dei ministri. Si parte con la rivoluzione dell'Irpef: solo 3 aliquote (leggi qui). I capisaldi: meno costi della politica, sfoltimento delle agevolazioni, aiuti alle famiglie

Fisco, Tremonti: tre aliquote 
e basta con i prelievi selvaggi

Roma - La questione non è il «se» e neppure il «quando». La questione è il «quanto». Giulio Tremonti presenterà nei prossimi giorni una bozza di legge delega sulla riforma fiscale. I lavori delle commis­sioni di studio sono pratica­mente conclusi, e il ministro dell’Economia li esaminerà nel corso delle prossime ore.

È dunque verosimile che Tremonti illustri i capisaldi della riforma in una delle prossime riunioni del Consi­glio dei ministri. Le linee gui­da sono quelle che il ministro ha anticipato alla Confartigia­nato: semplificazione estre­ma delle troppe imposte oggi esistenti, passaggio a tre ali­quote dalle cinque attuali, drastico sfoltimento delle age­volazioni, massima attenzio­ne ai giovani e alle famiglie, ri­duzione dei costi della politi­ca.

Nessuno, tuttavia, si aspetti colpi di bacchetta magica. La riforma avrà tempi adeguati alla sua complessità, dunque lunghi. E dovrà essere, per for­za di cose, progressiva; prima un passo, poi l’altro, sino alla conclusione del cantiere. La riforma «l’ho in mente da un anno», ha detto Tremonti sul palco della festa cislina di Le­vico Terme. Ma ha subito ag­giunto: «Costa 80 miliardi, se qualcuno me li dà...». Dun­que, non si tratta di imposta­zione, ma di borsellino. Il mi­nistro è sempre stato chiarissi­mo nell’escludere una rifor­ma della tassazione che ven­ga fatta in deficit, così le parti­te si devono chiudere alla pa­ri: tanto risparmio da una par­te, tanto posso concedere dal­l­’altra.

Non è questione di corag­gio, ma di responsabilità (o ir­responsabilità). Dopo aver parlato all’assemblea degli ar­tigiani, Tremonti ha preso un aereo per Bruxelles dove, con gli altri ministri finanziari eu­ropei, ha discusso i termini del salvataggio-bis della Gre­cia. Un salvataggio che, insie­me a quelli di Irlanda e Porto­gallo, costa al nostro bilancio pubblico la bellezza di 33 mi­liardi di euro, cinque miliardi più del previsto e sempre che la nuova quota a carico dei Pa­e­si dell’Eurozona non aumen­ti. C’è infatti il rischio che la Spagna non abbia le risorse per far parte dei soccorritori. Tutto questo, si chiede Tre­monti, è ben presente in chi chiede un calo delle tasse sen­za se e senza ma? Quale im­pressione potrebbe fare ai mercati un taglio fiscale che metta a repentaglio il pareg­gio di bilancio per il 2014? Per­ché qui non si tratta degli eu­roburocrati di Bruxelles, ma di gente che, a Londra o a Zuri­go, decide che i bond italiani devono rendere di più per compensare il rischio. E allo­ra, davvero, riforma fiscale ad­dio.

Avanti, dunque, ma con jui­cio . Lo sfoltimento delle age­volazioni, in particolare quel­le sull’Iva,porterebbero in ca­scina 3 miliardi e mezzo. L’au­mento delle aliquote Iva por­terebbe altri 6 miliardi, ma Tremonti paventa il possibile doppio effetto di depressione dei consumi e aumento dei prezzi, con conseguenze ne­gative sulla crescita già fiac­ca. Altre risorse potrebbero provenire da un aumento del­­l’imposta sulle attività finan­ziarie dal 12,50% attuale al 20%, con l’esclusione del pic­colo risparmio familiare. Que­ste risorse potrebbero con­sentire la diminuzione della prima aliquota Irpef dal 23% al 20-21%, e una qualche for­ma di fisco familiare. Conti­nuerà la lotta all’evasione, che concorre all’aumento del­le entrate (+6,1% nei primi 4 mesi di quest’anno), ormai ri­tornate ai livelli pre-crisi.

Fin qui il fisco.

Ma in termi­ni di analisi politica Tremonti non è così convinto che i rove­sci elettorali del centrodestra siano dovuti alla mancata ri­duzione delle tasse, che era­no alte anche nel 2010 quan­do Pdl e Lega trionfarono alle Regionali. La legge delega sul­la riforma fiscale arriverà, e presto. Ma, si chiede, sarà dav­vero la medicina miracolosa per curare i malesseri della maggioranza?

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