Il Fli ha trovato il suo fomenta popolo. Il cane sciolto pronto a fare proseliti e a scaldare i cuori delle masse futuriste. Perché se Fini è imbrigliato (a dir la verità non troppo) nel suo ruolo istituzionale, se i pasdaran Granata e Bocchino stentano a trovare le parole giuste per conferire credibilità al neonato progetto e se il Futurista di Filippo Rossi resta ancora un prodotto di nicchia (seppur dai toni molto battaglieri), ecco che la figura ruspante del fasciocomunista fa proprio al caso loro. Soprattutto per assegnare un'identità precisa al Fli. Cioè quella dell'indecisione. Il vincitore del premio Strega, con la sua facondia e la sua eccentrica dialettica, assurge a simbolo personalizzante per dar vigore al Fli, partendo da Latina. Il problema è che lo scrittore è un fiume in piena, più bravo a misurare le parole quando scrive piuttosto che quando parla dal palco politico.
E allora ecco che il copione emula quello già sentito da molti intellettuali di sinistra (vedi in primis Asor Rosa): cioè insulti, evocazioni golpiste e analisi storiche a posteriori. "I traditori non siamo noi. Il fascismo era rubare ai ricchi per dare ai poveri, oggi stare con
Berlusconi vuol dire rubare ai poveri per dare ai ricchi. Il vero traditore è chi sta con Berlusconi: uno come lui i fascisti l'avrebbero spedito
al confino...". Al via le danze. E, come se non bastasse, l'invettiva di Pennacchi a Montecitorio (per lanciare il progetto della lista che porta il suo nome) assume toni ancor più aspri: "Paragonare Berlusconi a Mussolini è un'offesa a Mussolini. È vero, anche il Duce andava a mignotte, ma poi mica le
faceve ministre o deputate...".
Lo scrittore ex operaio poi confida: "Io sono iscritto ancora al Pd, penso che a questo giro mi cacceranno.... Chissà, forse il Pd potrebbe desiderare un tipo come Pennacchi. Di sicuro anche i comunisti avranno teso le orecchie a sentire il programma che ha in mente lo scrittore tutto coppola e sciarpa rossa di seta con cravatta: "Dobbiamo ricostruire un nuovo pensiero forte collettivo, uno spirito unitario, quello che univa pure Togliatti e Guareschi. Dobbiamo ricostruire l’unità del popolo, quella di Mao, dobbiamo ricostruire la libertà: ma di tutti, non solo quella di Berlusconi e della sua famiglia". Il comunismo di Mao e di Togliatti insieme con Bocchino e Granata: un mix esplosivo.
Ma gli strali di Pennacchi partono contro tutti: lo scrittore cita a memoria versi del quinto canto dell’Inferno di Dante per paragonare il governo Berlusconi alla lussuria di Semiramide. "I traditori del fascismo sono quelli che stanno con Claudio Fazzone e con Berlusconi", conclude chiamando in causa anche Gasparri: "nella divisione dell’asse ereditario a noi è toccato il senso dello Stato, l’unità della Patria e della nazione, le bonifiche e lo stato sociale. A voi sono rimaste le leggi razziali e le guerre perse".
Pennacchi continua così: "Qualcuno dice che fascisti e comunisti non possono stare insieme: che noi ci dobbiamo solo menà mentre loro si fanno i cazzi loro, ci dicono che le ideologie sono tramontate, che le esperienze del fascismo e del comunismo del ’900 sono andate male. Certo che è così, ma è vero anche che se erano ancora quei tempi là da mò che Berlusconi stava al confino.. Direte: questi sono paragoni offensivi.. Certo - aggiunge - per Mussolini!!".
Ma siccome al peggio non c'è mai fine e tra intellettuali ci si intende, Pennacchi promuove a pieni voti la chiamata al golpe istituzionale evocata da Asor Rosa sul Manifesto arrivandola a definire "una provocazione artistica". "A me è piaciuta, puntualizza Pennacchi, mica c’ha tutti i torti a pensare che se lo devono andare a piglià i carabinieri...".
Dal punto di vista politico si stenta a capire quale sia la connotazione di questa lista e con quali altri schieramenti potrebbe scendere a patti. E su questo Italo Bocchino non fuga i dubbi, anzi li alimenta: "Questa operazione è un'operazione "futurista" e quindi aperta a ogni operazione politica. Noi contiamo di arrivare al ballottaggio con il nostro candidato, in caso contrario siamo aperti a 360 gradi. Quello che faremo al secondo turno chiedetelo agli altri candidati quando dovranno scegliere fra noi e i nostri avversari".
Granata invece ostenta convinzione e dice: "Sul nostro progetto giochiamo una partita non rivolta al passato, una grande provocazione futurista di fronte alle facce prive di espressione di certi ministri e a un presidente del Consiglio inqualificabile". Insomma, tra Mao, Togliatti, Guareschi, Fini e Bocchino, il laboratorio fascio-comunista sembra più un minestrone di passato e futuro. Già vecchi.
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