Le folgorazioni-spot di Livia la carabiniera

Quando una fazione politica avverte l’onda montante del dissenso che sta per sommergerla può anche ricorrere agli scippi, rubacchiare progetti e visioni altrui immiserendoli e usandoli come espedienti dettati dalla disperazione. È quel che sta succedendo all’Unione e al suo rissoso governo che, dopo aver ignorato con un comportamento arrogante e autistico le domande profonde del Paese, cercano di recuperare in materia di sicurezza e di lotta alla droga atteggiandosi a sceriffi inflessibili, più duri e veloci degli altri, anche se viaggiano con qualche decennio di ritardo.
Non è possibile valutare diversamente la proposta del ministro della Salute, Livia Turco, di fare controllare dai carabinieri dei Nas le scuole medie superiori, proprio per evitare che quegli istituti diventino «santuari» del libero spinello e della sniffata. L’idea in sé non è sbagliata, ma pare una trovata estemporanea, dettata dall’ansia di produrre un titolo in una domenica elettorale e questa sensazione è rafforzata dai convincimenti espressi in altre occasioni dallo stesso ministro. Livia Turco, non dimentichiamolo, un po’ di tempo fa aveva presentato un decreto – poi spazzato dal Tar del Lazio – col quale si raddoppiava la quantità di «cannabis» che si poteva detenere (la cosiddetta «modica quantità») senza incorrere in sanzioni. Di fatto, il decreto andava in direzione della liberalizzazione delle «canne». Sempre Livia Turco, con quel pregiudizio autoreferenziale che caratterizza la sinistra più spocchiosa, aveva già dichiarato di voler smantellare la legge Fini-Giovanardi, ritenendola troppo e inutilmente repressiva. Senza valutarne effetti e risultati, così, perché fatta dal centrodestra. Il ministro della Salute viene da una tradizione culturale e politica che ha sempre guardato con diffidenza, se non chiara e percepibile ostilità, alle forze dell’ordine, considerate per anni e anni al servizio del potere borghese. Uomini e formazioni demonizzate e insultate, anche perché la sinistra tende a risolvere e diluire le azioni criminali e le devianze in genere nel grande solvente della disarmonia e dell’ingiustizia sociale: non ci sarebbero colpe e responsabilità, ma errori generati dalla stessa società malata.
Certe lezioni sono difficili da dimenticare, costituiscono l’imprinting politico. E allora, perché la Turco viene folgorata sulla via di Milano? È semplice, nonostante la sprezzante sordità di cui il governo ha sofferto sin dalla nascita, qualcuno nell’esecutivo ha finalmente compreso – perché i fatti e le persone urlano, perché la cronaca incalza con le sue storie di giovani stroncati dalla droga – che gli italiani sono preoccupati per la criminalità diffusa, per gli spacci di stupefacenti a cielo aperto, per il clima di lassismo e di perdonismo morboso che regna nelle scuole.
Magari i carabinieri dei Nas fossero veramente impiegati anche nei licei e negli istituti tecnici. Ma è altamente improbabile che ciò avvenga, con l’aria che tira e con l’esecutivo che ci ritroviamo. I compagni della sinistra radicale hanno già espresso il loro dissenso rispetto alla protesta della Turco; qualcuno ha parlato di «Stato di polizia», gli stessi genitori democratici cominciano a mormorare che gli spazi educativi non devono essere stravolti dalle investigazioni.
Il ministro della Pubblica istruzione non ha detto «no», ma non ha detto nemmeno «sì». Discuteranno e litigheranno, tutti insieme, appassionatamente, come sui Dico, sulle pensioni, le infrastrutture.

Oltre tutto, questo governo con una finanziaria folle ha già assestato duri colpi all’efficienza delle forze dell’ordine. Ecco perché ci sembra che la proposta di Livia Turco sia soltanto una trovata propagandistica.
Salvatore Scarpino

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