
Via Inama 24, ai confini tra Lambrate e Città Studi. Giuseppina Cianci, 31 anni di servizio e portinaia qui da ben 18, definisce questo dignitosissimo stabile Aler su quattro scale «un condominio tranquillo, dove non c'è un abusivo», abitato da 73 nuclei famigliari che «convivono serenamente». Il posto ideale per Regione Lombardia e Aler per presentare l'assegnazione, in questa zona alla periferia ovest della città, dei primi due dei 21 alloggi Aler a canone agevolato al personale sanitario del Policlinico. Iniziativa resa possibile da una convenzione tra l'azienda ospedaliera Ircss - Cà Granda e Aler, ma che ha a monte la legge regionale 16 del 2016, apripista e molto visionaria per i tempi, voluta dall'allora governatore leghista Roberto Maroni che in questo modo ha introdotto il sistema della valorizzazione degli abitati «creando un mix abitativo che supera il principio dei ghetti nel patrimonio dell'edilizia residenziale pubblica», come ci hanno tenuto a sottolineare il segretario della Lega Lombarda e capogruppo in Senato Massimiliano Romeo e l'assessore alla Casa di Regione Lombardia Alan Rizzi.
Questa concreta soluzione s'inserisce nel più ampio percorso di rigenerazione urbana, proseguito negli anni sotto la guida dell'attuale presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, anche lui presente ieri in via Inama insieme al presidente di Aler Matteo Mognaschi. L'obiettivo: trasformare i quartieri di edilizia popolare in spazi inclusivi e funzionali, capaci di rispondere alle sfide sociali, abitative e sanitarie dei prossimi anni. E sfidare il turn over professionale che troppe categorie - come poliziotti, vigili del fuoco, ma anche infermieri e dipendenti Atm, oltre a parecchi dipendenti ministeriali - sono costrette ad affrontare lasciando Milano perché qui gli affitti sono troppo onerosi per i loro stipendi.
«Credo che l'iniziativa raggiunga pienamente i due obiettivi che ci siamo prefissi: quello del mix abitativo e quello della possibilità di trattenere le categorie lavorative di cui la città ha
fortemente bisogno» ha spiegato il governatore Fontana, ricordando che lo stesso viene fatto in altre città lombarde, come ad esempio è accaduto recentemente a Varese, frenando l'esodo del personale sanitario verso la Svizzera.
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