Formigoni agli assessori: «Tagliate le spese»

Colozzi: «Abbiamo le spese di funzionamento più basse d’Italia»

Marcello Chirico

Tagli alle spese correnti pari al 10 per cento per il 2006. Per adesso è questo l’ordine tassativo arrivato dal trentesimo piano del Pirellone (leggi: ufficio del governatore Roberto Formigoni) a tutti e 16 gli assessorati della Regione. Nient’altro che una conseguenza dei pesanti tagli, su scala nazionale, previsti dalla prossima finanziaria nazionale.
Una stretta ai cordoni della borsa che, inevitabilmente, non poteva non riflettersi sulla gestione amministrativa della Lombardia. Da qui l’obbligo, per ciascun assessorato, di ridurre i propri badget di spesa di un buon dieci per cento, intervenendo in modo particolare su quelle cosiddette di «funzionamento». Ovvero: consulenze, beni e servizi, strutture informatiche, cancelleria, contratti a tempo determinato, stipendi sia dei singoli assessori che dei presidenti degli enti partecipati. La mannaia del Pirellone non si abbatterà, per fortuna, sui livelli essenziali d’assistenza sia per quanto riguarda i servizi sanitari sia per quelli del welfare.
Ecco spiegato così il perché dello stop subito in giunta dal Dprf (il Documento di programmazione economico-finanziario della Regione) dell’anno venturo, al quale ciascun assessore dovrà infatti apportare ora i correttivi chiesti dalla presidenza entro il prossimo 7 novembre, giorno in cui dovrà essere necessariamente approvato per poter iniziare il proprio iter amministrativo in commissione e, quindi, consiglio (per l’approvazione definitiva entro la fine dell’anno).
Formigoni è andato di forbice per il 10%, ma se il maxi-emendamento attualmente in elaborazione al Ministero delle Finanze dovesse prevedere altri sacrifici la Regione Lombardia dovrà necessariamente adeguarsi, e procedere ad ulteriori tagli in sede d’approvazione consiliare. Anche se questo non piacerà all’assessore regionale Romano Colozzi, che si è già espresso negativamente sui criteri di taglio operati dalla nuova Finanziaria governativa.
«Siamo ben consapevoli che la finanza pubblica stia attraversando un momento difficile - ha osservato il responsabile delle finanze lombarde -, tuttavia alcuni passaggi della Finanziaria non ci piacciono. Ancora una volta si continuano infatti a penalizzare i virtuosi, come appunto la Lombardia, e a premiare chi spende di più».
Colozzi non condivide la scelta di andare a colpire le spese di funzionamento, alla luce soprattutto dei «difficili e coraggiosi piani di razionalizzazione già operati, negli anni, dalla nostra amministrazione in tal senso, riducendo il personale di oltre mille unità. Attualmente abbiamo le spese di funzionamento più basse d’Italia», che si aggirano attorno all’11 per cento (contro il 20 delle altre Regioni e del 24% dello stesso Stato).


«Quando si è manifestata l’esigenza di ricorrere alla leva fiscale, nel 2002 l’abbiamo anche fatto - conclude l’invettiva Colozzi -, ci siamo presentati alle elezioni senza operare riduzioni fiscali demagogiche e pericolose, vantiamo conti in pareggio a differenza di altri, e in Finanziaria cosa troviamo? Congrue risorse per coprire i disavanzi sanitari degli altri accompagnate da una riduzione delle spese uguale per tutti».

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