Si presenta davanti al plotone di giornalisti indossando jeans, scarpe estive scamosciate e camicia. Non è di rosso vestito. Lo sguardo di Stefano Domenicali, team principal della Ferrari, è a metà tra il risoluto e il sorpreso. Risoluto perché per salvare la stagione del Cavallino e impostare un 2012 diverso dagli ultimi tre campionati era ormai necessario prendere decisioni dure. Sorpreso perché a volte gli è stato imputato di essere troppo morbido con i suoi uomini e ora quasi quasi viene silenziosamente accusato del contrario. La verità è che la Ferrari, la squadra tutta, rischiava ormai di essere fagocitata dagli alibi di chi in pista, chi al reparto aerodinamico – soprattutto – si celava dietro al più classico dei «ma è la macchina che non è nata bene o quello e quell’altro mi impediscono di fare…».
D’ora in poi, dunque, niente scuse. Soprattutto aerodinamiche. Il tecnico greco Tombazis, ad esempio, che si dava per soffocato sotto la direzione di Costa, dovrà farsi perdonare l’ultimo periodo troppo grigio («Nick Tombazis avrà infatti la responsabilità dello sviluppo e dovrà riuscire a dar vita a progetti vincenti», sottolinea Domenicali) e così tutti i settori coinvolti nella ristrutturazione che vede ora l’ex McLaren Pat Fry nel ruolo non tanto di Costa ma che fu di Ross Brawn. Cioè, direttore tecnico, cioè stratega, cioè punto di riferimento di tutto. Spiega ancora Domenicali: «Mi conoscete, sostituire Aldo Costa, dal punto di vista emotivo, è stato molto difficile. Siamo cresciuti assieme nel team, ma era necessario dare una risposta alla squadra». Non lo dice apertamente, ma quanto emerge dalla sua analisi fa capire che dietro la scelta c’è anche Alonso («fa parte del team, ma le decisioni finali le prendo io») e che oltre al problema dell’alibi da togliere a tutti c’era la necessità di ridare autorevolezza alla struttura nel senso di vertice tecnico, come se Costa non avesse più in mano il reparto.
L’obiettivo, prosegue poi Domenicali, è quello di risollevare fin da subito la stagione perché «in questo momento abbiamo tutti l’obbligo di crederci, poi dovremo indirizzarci in maniera realistica sul 2012. Noi le gare le vogliamo vincere. Dobbiamo tutti continuare a credere alla possibilità di far bene e che, Red Bull a parte, questo campionato resti aperto come dimostra il variare dei rapporti di forza da pista a pista e anche da gomma a gomma». Quindi annuncia altri cambiamenti nell’immediato (ruoli di supporto tecnico a Fry) e ammette una sconfitta del made in Italy («fra le eccellenza italiane a quanto pare non rientra la cultura aerodinamica e dovremo lavorare anche in tal senso»). Alla fine gli chiedono se la Ferrari che verrà sarà tipo Red Bull, più estrema, più ai limiti del regolamento, più innovativa e lui è secco nel rispondere: «Sì, è quello che chiedo da tempo ai miei».
Secco e sincero come quando gli si fa notare che la prossima testa a rotolare potrebbe essere la sua. «Lo so e non lo temo perché conosco le regole del gioco e le ho sempre messe in conto. E comunque vada è una domanda da porre a chi sta sopra di me».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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