La Fornero sindacati: sui licenziamenti vado avanti

Il ministro del Welfare replica agli attacchi e alle barricate sull’articolo 18: "Su di me parole preoccupanti, che rimandano a un brutto passato"

La Fornero sindacati: sui licenziamenti vado avanti

Roma - Il ministro del Welfare Elsa Fornero non si aspettava reazioni così dure, non tanto alla manovra quanto alla sua intervista al Corriere della Sera. Cgil, Cisl e Uil sono scesi in piazza, uniti dopo anni di divisioni. Dal segretario della Cgil Susanna Camusso (l’esecutivo Monti ha un «tratto autoritario»), al leader Cisl Raffaele Bonanni (il ministro del Welfare di «fare la mestrina»), fino a Lugi Angeletti della Uil, i capi dei sindacati si sono messi in competizione tra loro, questa volta però solo sul livello di intransigenza contro il governo e la manovra Salva Italia.
A sorprendere è stata soprattutto la rottura tra l’esecutivo e la Cgil. Camusso ha attaccato personalmente il ministro a proposito della riforma delle pensioni: «C’è un livello di aggressione nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici che, fatto da una donna, stupisce molto». Fornero ha risposto in modo altrettanto diretto: «Sono rimasta dispiaciuta e sorpresa per un linguaggio che pensavo appartenesse a un passato del quale non possiamo certo andare orgogliosi», soprattutto per «la personalizzazione dell’attacco che non fa merito a chi lo ha condotto». Un vero e proprio divorzio, se si tiene conto che il governo tecnico all’inizio ha avuto un occhio di riguardo proprio per la Cgil e che gli unici contatti diretti con le organizzazioni del lavoro sono stati quelli con Corso d’Italia.

Più in generale, il ministro del Lavoro si è detta «molto preoccupata» per le «implicazioni» che il no dei sindacati avrà sul Paese. E il riferimento è al fatto che le sue parole sull’articolo 18 («non ci sono totem», cioè niente preclusioni) e sul «contratto unico» di Pietro Ichino come ricetta per superare il precariato, sono state respinte duramente. La prospettiva, insomma, è di fare cadere una delle riforme che ci chiede l’Europa.

L’articolo dello Statuto dei lavoratori che sancisce l’obbligo di reintegro dei licenziati senza giusta causa, per Camusso «è una norma di civiltà». Bonanni nel merito sarebbe più disponibile e in passato non si è tirato indietro quando si è trattato di cambiare le norme, comprese quelle sul mercato del lavoro. Ma per il sindacalista non bisogna partire da lì. «Alla signora Fornero dico che se vuole fare qualcosa per i precari metta incentivi in modo che chi è flessibile non si trasformi in precario. Lo dovrebbe sapere, lei che fa la maestrina, che senza maggior salario non si possono avere più contributi». Per Angeletti le scelte del governo si sommeranno agli effetti della crisi e «porteranno un aumento della disoccupazione». Quindi la lotta sarà «sempre più dura». Anche la leader Cgil conferma: «Continueremo la nostra mobilitazione».

Ora tocca al governo sbrogliare la matassa. Nella maggioranza si levano voci allarmate, come quella del segretario Pd Bersani preoccupato per l’intransigenza di Fornero («così complica tutto»). Altri, come l’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che ha passato situazioni simili, ricorda all’attuale inquilina del dicastero di via Veneto, che l’articolo 18 è un «nodo ideologico», ma «nonostante tutto e al di là delle schermaglie credo anche che ci siano le condizioni per aprire un tavolo e discutere ragionevolmente».

La stessa Fornero ieri ha cercato di riaprire uno spiraglio alla trattativa. Con i sindacati «possiamo vederci a gennaio, ma anche prima; per quanto mi riguarda io non ho preclusioni», ma è necessario che «altri» non abbiamo «preclusioni».

L’errore di Fornero, spiegava ieri una fonte sindacale, è stato quello di affrettare i tempi toccando un tema ultrasensibile, più per questioni di bandiera che di merito.

Un punto di incontro con le organizzazioni dei lavoratori potrebbe essere possibile se si passerà attraverso incentivi alla stabilizzazione, penalizzazioni economiche per il lavoro precario (per i sindacati deve costare di più rispetto a quello tipico). Con il muro contro muro, incentrato sull’articolo 18, i sindacati metteranno in campo tutta la loro influenza. Nelle piazze, ma - c’è da scommettere - anche nelle aule parlamentari.

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