Frattini: "Ha vinto la linea italo-francese. Smentito chi parlava di Europa debole"

Intervista al ministro degli Esteri: "Le popolazioni georgiane hanno sofferto, sì a investimenti per la ricostruzione. Ora servono subito aiuti umanitari. Inviare i nostri militari? Ipotesi prematura"

Frattini: "Ha vinto la linea italo-francese. Smentito chi parlava di Europa debole"

Roma - Obiettivo raggiunto? Franco Frattini è prudente, ma fa filtrare soddisfazione. Non solo Sarkozy ha raggiunto una intesa per l’immediato cessate il fuoco in Georgia tra Mosca e Tbilisi, ma l’ha fatto a quelle condizioni «imprescindibili» che già Berlusconi e il nostro ministro degli Esteri avevano fatto trapelare fin dal 6 agosto: riconoscimento dell’autonomia della Georgia, via libera immediato agli aiuti umanitari e intervento finanziario di Banca mondiale e Bce a favorire la ricostruzione.

«Diciamo che non possiamo non essere soddisfatti - ammette al telefono il numero uno della Farnesina - perché l’azione francese, supportata dall’Italia e dalla Germania, è riuscita nell’intento che ci eravamo prefissati senza che si creassero iniziative parallele che potevano insidiarne il buon fine. Ho appena terminato un giro di contatti con i colleghi del G7 - continua - e tutti danno pieno sostegno alla bozza in 6 punti elaborata da Sarkozy e accettata dal presidente Medvedev...».

Tutto bene, quel che finisce bene, insomma....
«Stiamo a vedere. Domani (oggi, ndr) il ministro degli Esteri francese Kouchner riferisce alla Ue e, a quanto pare, non dovrebbero esserci richieste di rivisitazione della strategia. Anche gli americani, a quel che ho saputo direttamente, si ritrovano su queste posizioni. Il che ci fa ben sperare. Anche se si è solo all’avvio di una trattativa che ora deve passare sul terreno della concretezza. Bisogna inviare immediati aiuti umanitari a popolazioni che hanno molto sofferto e trovare investimenti per la ricostruzione. Oltre che, naturalmente, decidere sulle forze di peacekeeping affinché simili situazioni non abbiano a ripetersi».

Ecco: chi assicurerà le linee di confine? Si è parlato anche di ipotesi che potevano coinvolgere la Ue...
«È una cosa su cui si sta ragionando. Io stesso qualche giorno fa ho ipotizzato una possibilità del genere con l’intervento di militari italiani, ma è presto. Bisognerà discuterne con Tbilisi ma anche e soprattutto con Mosca. L’Italia ritiene che la Russia sia e voglia rimanere un partner strategico per l’Europa e dunque si batte per mantenere un rapporto costruttivo con Mosca. Cercando di evitare che ci si divida in antirussi e filorussi. Credo di poter dire che questa linea, definita già da qualche giorno assieme a Berlusconi, sia non solo accettata da tutti e 27 i Paesi Ue, ma anche l’unica capace di riportare la pace nel Caucaso. Una linea che vuole l’integrità territoriale della Georgia, ma anche la partnership con la Russia».

E però proprio oggi Medvedev accenna alla possibilità dell’autodeterminazione di chi vive in Ossezia del Sud ed in Abkhazia...
«Non credo si possa esser d’accordo. Nemmeno se da Mosca si chiama in causa il precedente del Kosovo. Il principio che la Ue vuol mantenere forte, e che del resto è citato nei 6 punti proposti da Sarkozy, è quello della sovranità georgiana sul suo territorio. Certo, con caratteristiche che riconoscano l’autonomia e i diritti delle minoranze, ma senza che ciò possa essere interpretato come un beneplacito alla secessione. Credo che anche solo ipotizzare attacchi all’integrità territoriale della Georgia possa risultare seriamente dannoso alla ricerca della pace».

Ministro Frattini, non manca però chi ritiene che al di là dei problemi di osseti ed abkhazi, a motivare l’intervento di Mosca sia stata la pressante richiesta di Saakashvili di entrare nella Nato. Ingresso che De Hoop Scheffer, segretario dell’alleanza, ha detto ancor oggi possibile.
«Certo, il discorso dell’ingresso della Georgia nella Nato può render le cose più complicate, ma non è questo il motivo dell’intervento militare russo. La verità è che ci sono state provocazioni gravi dei separatisti dell’Ossezia cui Tbilisi ha risposto in maniera imprudente, il che ha portato alla rappresaglia russa. Che esista un problema Nato, per Mosca, è indubbio: ma ad alimentare le fiamme per ora sono gli osseti. Inutile studiare le prospettive conoscendo le cause dell’incendio».

Non crede neanche a chi sostiene che a preoccupare Mosca siano i gasdotti che partono dal Caspio e tagliano fuori i russi?
«La Russia ha decine di altri oleodotti che si dirigono in Europa e comunque nel Duemila minacce all’integrità territoriale di uno stato autonomo non possono esser consentite nella maniera più assoluta!»

Almeno in questa crisi, la Ue si è mossa. Eppure c’è chi continua a ripetere che l’Europa è debole, specie con chi può chiuderle i rubinetti del gas.


«Vorrei proprio sapere cosa preferirebbero questi presunti esperti di politica internazionale! L’alternativa a quel che si è fatto, era solo il proseguimento delle ostilità. Chi dice che l’Europa non c’è o è timida, davvero non sa di cosa parla».

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