Tripoli - Situazione critica in Libia, dove la rivolta contro Gheddafi peggiora. Una squadra dell’Unità di Crisi, di rinforzo dello staff consolare e guidata dal vicario, è quindi pronta a partire per Tripoli per coadiuvare la sede diplomatica italiana nelle operazioni di rimpatrio dei connazionali i Libia (soprattutto dipendenti di Eni e Impregilo). Secondo il ministro è già stato disposto il rientro del personale non necessario e, in caso di necessità, sarà possibile utilizzare "corridoi umanitari per eventuali assistenze mediche urgenti, ove occorresse". Per il momento, comunque, come assicura il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non ci sarà ancora nessun rimpatrio coatto. Altra ipotesi che la Farnesina sta valutando è quella di rafforzare le tratte aeree da e per Tripoli per favorire, in tempi quanto più rapidi possibile, il deflusso dei connazionali che abbiano manifestato, attraverso l’Ambasciata o la stessa Unità di Crisi, l’intenzione di lasciare il Paese.
Caos all'aeroporto di Tripoli Molti dei nostri connazionali, del resto, stanno già rientrando in Italia, e quelli che sono arrivati a Roma raccontano che nella capitale libica starebbero cominciando a scarseggiare pane e benzina. "Questa mattina abbiamo visto molti distributori chiusi così come diversi panifici", ha detto una coppia di Perugia. Alcuni hanno anche parlato di vero e proprio caos in aeroporto. "Lo scalo libico è pieno di gente - ha detto un giovane fiorentino - Ci sono molti passeggeri in attesa di partire e i voli risultano quasi tutti in ritardo". "Stanotte non abbiamo praticamente chiuso occhio - ha detto all’arrivo a Fiumicino un dipendente di un ditta di impianti elettrici - Abbiamo sentito colpi d’arma da fuoco provenire da alcune vie adiacenti al nostro albergo. Stamattina quando siamo usciti dall’hotel per raggiungere l’aeroporto, abbiamo poi notato cassonetti bruciati, pietre sparse per terra: segno evidente di scontri".
Rientrata la rappresentanza Unicredit Minor preoccupazione per Unicredit, di cui la Libia detiene il 7%. Federico Ghizzoni, amministratore delegato del gruppo, ha ricordato che non c'è ancora nessuna filiale a Tripoli e ha assicurato che i dipendenti italiani di Unicredit - una decina di persone - in forza all’ufficio di rappresentanza del gruppo nel Paese sono già rientrati in patria.
La Russa preoccupato Già nel pomeriggio il ministro della Difesa, Ignazio La Russa si era detto preoccupato per la situazione e aveva detto: "Se ce ne fosse la necessità saremmo pronti con uomini e mezzi a far rientrare dalla Libia in Italia i connazionali che lo richiedessero, come è avvenuto per la Tunisia. Ma mi auguro che non ce ne sia bisogno".
La Russa ha poi aggiunto che "La nostra attenzione, la nostra prudenza e il nostro atteggiamento devono essere commisurati al fatto che con la Libia siamo dirimpettai, esposti a qualunque conseguenza della forte instabilità che la sta interessando".
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