UN FRENO AL RILANCIO

Romano Prodi è intervenuto al convegno vicentino della Confindustria. Dopo che lui e compagni per mesi hanno detto che occorre far ripartire il Paese e che occorre fare delle politiche adeguate per rilanciare l’economia, ieri, al convegno degli imprenditori, ha detto quattro cose che, anche a voler essere benevoli, è difficile vedere come possano rilanciare l’economia. Ci sembrano, viceversa, tutte questioni che riguardano gli equilibri sui quali deve vigilare all’interno della coalizione e all’esterno di essa con gruppi di potere vario.
A proposito della legge Biagi, ha detto che comporta una eccessiva flessibilità, che non è utile e che va corretta. Naturalmente sul come, la nebbia più assoluta. Pensiamo che veramente vada corretta, nel senso che va completata. Non diminuendo la flessibilità, ma, semmai, aumentando le forme di protezione sociale che una nuova forma del mercato del lavoro richiede. Questo è lo spirito della legge Biagi.
Per quanto riguarda il nucleare, il Professore ci ha detto che è favorevole alla ricerca, ma non alle centrali. Sarebbe come dire che è favorevole alla direzione nella quale si sono mossi e si muovono ancora i Paesi europei per l’approvvigionamento energetico, ma che - non c’è dato di sapere perché - non vuole operare concretamente in questa direzione. La questione è un’altra, ed è nota a tutti: se Prodi avesse detto ieri che voleva il nucleare, oggi nella sua coalizione sarebbe scoppiata la bomba atomica. Poi ha riaperto il capitolo tassazione delle rendite finanziarie, sostenendo che da questo provvedimento ricaverà 2,5 miliardi di euro. Praticamente una patrimoniale. Lo sapevamo già. La linea sul punto l’aveva data Fausto Bertinotti, il quale in tre Finanziarie successive ha riproposto, con ammirevole coerenza, la tassazione che ieri Prodi ha confermato di voler fare. Non sembra che questo sia ciò di cui l’Italia sente un irrefrenabile bisogno. Certamente anche questo non è un punto fondamentale per far ripartire l’economia. Non vediamo come potrebbe avvenire, ma chiedere spiegazioni è prematuro e quello che vuol fare Prodi si vedrà dopo le elezioni nel caso in cui andasse al governo.
Ha detto anche una cosa particolarmente nuova ed interessante, e cioè che se andasse al governo attuerebbe il cosiddetto spoil system (il ricambio ai vertici delle società pubbliche). Ha anche specificato che non lo farebbe per mettere gli amici e gli amici degli amici. Niente di tutto questo. Lo farebbe e basta. Evidentemente a prescindere dalle qualità di chi ha operato nelle varie imprese «pubbliche» o in altri settori. È nei suoi diritti. Peccato che mesi fa, quando gli fu detto se l’avrebbe fatto (circolavano allora degli elenchi) rispose in modo sdegnato che non erano metodi che lo riguardavano e che semmai avrebbero riguardato il centrodestra. Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, si è detto molto soddisfatto, e poi ha soggiunto soprattutto per il metodo scelto (i leader intervistati dagli stessi industriali). Ha detto anche che ammira la schiettezza di Prodi. Certo non si può dire che Prodi sia stato poco chiaro: no al nucleare, no a questa legge Biagi, sì alla tassazione delle rendite, sì allo spoil system. Può darsi che a noi sfugga quale sia la politica economica sottostante, nel senso del filo che lega questi provvedimenti e come possano rilanciare lo sviluppo economico.


Il passaggio dalla critica alla proposta è difficile per tutti. Anche per il professor Prodi, che però non sembra preoccuparsi di questo perché sa che il suo successo non deriva dal programma, ma da altro. Ne abbiamo parlato tante volte.

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