Frustata e stuprata: immigrato segrega la moglie

La donna è diventata la schiava del marito che non voleva sposare. Sul corpo i segni delle frustate

Frustata e stuprata: immigrato segrega la moglie

Frustata e violentata in casa. Trattata come una schiava. È la storia che viene da Serramazzoni (Modena), dove un immigrato ha abusato della moglie segregandola nella loro abitazione. L'uomo, un 35enne marocchino, è un operaio clandestino che da poco ha ottenuto regolarizzazione. Lei, invece, ha solo 20 anni ed è stata obbligata a quel matrimonio dalla famiglia. Lei non avrebbe voluto sposare quell'orco che è diventato il suo aguzzino.

La storia di violenza è arrivata davanti al giudice dopo le indagini dei carabinieri, partite dopo una segnalazione della stessa ragazza che era riuscita a sfuggire alle grinfie del marito per qualche ora. L'obbligo di sposare una persona che non si ama in Italia non è più culturalmente ammesso. Ma la pratica sta tornando di moda grazie ai flussi migratori. Dal quel matrimionio è nato anche un bambino, che ora ha 2 anni. "Mio marito mi frusta, abusa di me, maltratta me e il mio bambino - ha raccontato agli inquirenti. In Tribanale, poi, racconta la Gazzetta di Modena, i giudici hanno potuto toccare con mano i segni delle frustate sul corpo della donna. Un cavo elettrico di 1cm di diametro è stato trovato nella casa dell'orco durante le perquisizioni.

L'uomo, peraltro, ha anche ammeso di aver usato quella frusta. Ma ha negato le violenze e la segregazione. L'uomo era stato allontanato da casa, ma poiché c'era stata flagranza di reato il giudice aveva sospeso la misura.

Solo le nuove testimonianze e le nuove evidenze hanno convinto il giudice a metterlo agli arresti domiciliari, presso la casa di un amico. Ora dovrà difendersi dalle accuse di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica