FUORI DALLA NOTIZIA - Il Belgio è finito in brache di tela? Peggio

Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo

Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo.

La notizia. È un fatto poco noto che il ministro delle Finanze belga indossi boxer a strisce bianche e blu, ma il «Musee du Slip» ne possiede un paio che lo dimostra. L'artista belga Jan Bucquoy ha detto che le mutande incorniciate rappresentano un desiderio utopico per una società equa.
«Se avessi raffigurato Hitler in mutande non ci sarebbe stata la guerra. Io penso che, in questo modo, si possa contribuire ad un mondo migliore», ha detto Bucquoy alla Reuters. «Se hai paura di qualcuno - ha proseguito -, immaginalo in mutande. Le gerarchie verranno meno e vedrai quella persona come chiunque altro. Noi siamo tutti uguali, tutti fratelli».
Il «Musee du Slip» di Bucquoy, che ha aperto a Bruxelles ad inizio luglio, mette in mostra quadri rappresentanti le mutande donate da artisti, cantanti e politici, per lo più belgi. Ogni paio è accompagnato da un certificato di autenticità e deve essere stato indossato almeno una volta dal donatore. Altrove, ci sono immagini di personaggi che non hanno voluto o non hanno avuto la possibilità di donare la loro biancheria intima, immagini circondate comunque da mutande.
Un quadro in stile Andy Warhol di Margaret Thatcher che indossa un paio di mutandine da donna color pelle con fantasia floreale contrasta con quello del presidente Nicolas Sarkozy con un cappello che ricorda inequivocabilmente quello di Napoleone Bonaparte. Una di queste immagini, quella della regina Fabiola del Belgio, è stata venduta lo scorso weekend per 550 euro, un prezzo che Bucquoy ritiene giustificato per la sua arte.
«Quando compri un Picasso o un van Gogh per 50 milioni, alla fine è solo un pezzo di un dipinto ad olio, nemmeno così ben fatto. Nel caso di Van Gogh c'è troppo giallo, nel caso di Picasso donne con tre occhi e due nasi. Perché pagheresti 50 milioni per opere così?», ha detto l'artista.
Per la sua mostra che in autunno si terrà a Parigi, Bucquoy ha detto che tenterà di avere le mutande della first lady francese Carla Bruni, anche se il trofeo più ambito sarebbe un oggetto del genere appartenente al Papa. «O anche del presidente iraniano. La gente farebbe la fila per vederli», ha concluso l'autore. (fonte: Reuters 17 luglio 2009)

Fuori dalla notizia. «Io capisco tutto e giustifico tutto, nel nome dell'arte. Da me non sentirete mai parole di dileggio o vagamente censorie nei confronti di nessun artista, per quanto eccentrica e spiazzante sia la sua opera. Ma riconosco che Bucquoy questa volta ha esagerato. Non dico che la sua esposizione debba essere... buttata nel cesso ma...».
Così si è espresso il critico Lucien Ödefogn a proposito della trovata con cui Jan Bucquoy, il controverso artista belga, ha voluto (parole sue) «conferire maggior realismo e una ventata di rinnovamento» al ben noto «Musee de slip».

Bucquoy, infatti, ha recentemente aggiunto, ai capi d'abbigliamento intimi di molti vip come Margaret Thatcher e Nicolas Sarkozy, i pannolini di alcuni neonati dei reparti maternità delle cliniche brussellesi. Il guaio è che li ha esposti usati...

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