Fuori dalla notizia Come si chiama quella roba lì? Decide L'Aja

Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo

Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo.

La notizia. Le differenze linguistiche in Belgio, Paese diviso tra fiamminghi e francofoni, hanno fatto un'altra vittima. A finire sotto accusa, perché «troppo francese», è il nome "Bozar" scelto per indicare il Palazzo delle Belle Arti a Bruxelles.
Il termine è ormai familiare per tutti coloro che nella capitale europea si recano al "Bozar" per vedere una mostra o per sentire un concerto. Ma la commissione permanente per il controllo linguistico - questione particolarmente sentita in un Paese spezzato a metà tra chi parla francese e chi parla fiammingo -, in un parere, ha condannato apertamente il termine scelto per indicare il Palazzo delle Belle arti.
«Il nome "Bozar" ha una connotazione troppo francofona», hanno sentenziato i giudici delle differenze linguistiche che già avevano condannato le parole "Bootik" e "Kiosk" utilizzate per i punti vendita dei biglietti dalla società per il trasporto urbano Stib, considerate, invece, «troppo fiamminghe».
Non sembra preoccuparsi molto della diatriba la direzione del Palazzo che si limita a far sapere che "Bozar" è un termine ormai usato da cinque anni per indicare il palazzo, capolavoro architettonico liberty di Victor Horta, e quindi le manifestazioni culturali che vi si svolgono. (Ansa, 28 febbraio 2009)

Fuori dalla notizia. È stata finalmente trovata una soluzione che accontenta entrambe le parti all'annosa questione dell'ex «Bozar» di Bruxelles.
Come si ricorderà, circa dieci anni fa sul Palazzo delle Belle Arti della capitale belga si era accesa una rovente polemica. Da una parte i fiamminghi che ritenevano quel nome «troppo francese». Dall'altra i francofoni che invece lo consideravano del tutto legittimo. Il guaio, per questi ultimi, fu che a sostenere la prima tesi erano anche i giudici delle differenze linguistiche. Dal pronunciamento di quei giudici in poi, il Palazzo divenne «anonimo»: niente insegne, niente targhe, niente segnalazioni sulle carte topografiche della città.


Oggi, finalmente, la soluzione, imposta nientemeno che dalla Corte internazionale di Giustizia dell'Aja: per indicare il Palazzo delle Belle arti di Bruxelles tutti (fiamminghi, francofoni, italiani, neozelandesi, eschimesi, boliviani etc) dovranno usare unicamente il dito indice di una delle due mani a scelta.

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