Il futuro? Vetture forti, comode e non ingombranti

Il futuro? Vetture forti, comode e non ingombranti

Al tempo della crisi, come reagisce e in quale direzione va il car design?
Si adatta, prima di tutto e come sempre, alle tendenze del mercato: da diversi anni, ormai, la clientela europea privilegia sempre di più le architetture compatte, preferibilmente a 2 volumi, sotto i 4,5 metri di lunghezza e con posizione di guida alta.
Pochi, ma precisi parametri da rispettare. E da coniugare con un'esigenza di fondo: un'apparenza forte, dinamica e nel contempo elegante. Da qui scaturisce, con tutta probabilità, il successo crescente dei Suv-crossover, vetture non più classificabili secondo i canoni che segnavano i tradizionali confini di demarcazione fra berline, station wagon, monovolume e veicoli vocati al fuoristrada.
Ma non solo. A prescindere dalla silhouette, è pressoché generale la tendenza ad aumentare il diametro delle ruote, ad allungare il più possibile il passo riducendo di pari misura gli sbalzi e ad avanzare e inclinare il più possibile il parabrezza.
Ciò porta spesso con sé l'innalzamento della linea di cintura e al contrario, per preservare l'aggressività del look, l'abbassamento e la forte tensione del tetto, a guisa di coupé. Si riduce di conseguenza la superficie delle finestrature laterali, ma per effetto della sempre più diffusa mascheratura del montante centrale (come sulla Mini Paceman) si può ricavare al primo sguardo la sensazione opposta. A meno che si usi il montante (è il caso della Citroën Ds3 e della nuova versione Cabrio al debutto in pubblico proprio a Parigi) come un segno forte e distintivo.
Spigoli o curve? Da tempo, ormai, difficilmente si opta con decisione per l'una o l'altra soluzione. Piuttosto, va per la maggiore un approccio tridimensionale, quasi scultoreo, che porta a incidere le carrozzerie con superfici nette e linee molto marcate e a renderle più o meno fluide con il ricorso a gobbe e rotondità.
La creatività dei designer deve fare i conti, però, con paletti molto rigidi quando si tratta di rinnovare vere e proprie icone come la Volkswagen Golf e la Range Rover, di cui a Parigi debuttano rispettivamente la settima e la quarta generazione.
Sottopelle, entrambe sono cambiate profondamente, ma già al primo sguardo si fanno riconoscere, essendo rimaste fedeli ai loro classici stilemi. Per estensione, l'identificazione immediata della marca viene perseguita ormai da quasi tutte le Case tramite la somiglianza dei frontali dei vari modelli: grandi passi avanti sono stati compiuti ultimamente anche in questo ambito dalle coreane Hyundai e Kia, sebbene le «mascherine» di riferimento rimangano ancora il «doppio rene» di Bmw, la griglia a lamelle con la stella al centro di Mercedes e le sette barre verticali di Jeep.
In forte evoluzione risulta infine lo styling degli interni, soprattutto per quanto riguarda il disegno delle plance, sempre meno invasive, sempre più basse e orizzontali e soprattutto disegnate intorno ai grandi display centrali (fissi o a scomparsa) che si stanno diffondendo anche sulle vetture di minor prestigio.
Tende a scomparire così (e a causa anche del raggruppamento di molte funzioni sotto la gestione di pochi tasti e manopole) la classica console centrale, liberando spazio che viene destinato per lo più a vani portaoggetti o a terminali per la connessione a varie periferiche.


Sempre più diffuso è, poi, il ricorso nell'allestimento degli interni alla stratificazione dei materiali di rivestimento, generalmente di qualità migliore a parità di versione e prezzo nel passaggio dai vecchi ai nuovi modelli.

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