Alla Gam di Palermo la pittura di Andrea Di Marco

L'artista siciliano celebra un'importante antologica in cui mette in mostra i suoi paesaggi densi di pathos e cromatismi

A Palermo si celebra in questi giorni un bell'omaggio alla pittura contemporanea e alla Sicilia. L'omaggio arriva da Andrea Di Marco un giovane esponente proprio di quella generazione che in Sicilia ha partorito talenti della nuova figurazione come Bazan, De Grandi e Di Piazza. L'occasione è offerta da un palcoscenico importante, la Gam che dedica a Di Marco la prima importante antologica pubblica. Una consacrazione più che meritata, vien da dire, e non soltanto perchè Di Marco con i suoi assolati meriggi esprime come meglio non si potrebbe l'anima aspra e passionale della sua terra. Ma anche perchè l'artista dimostra una volta in più quanto la pittura abbia ragion d'essere anche nel nuovo millennio quando la tecnica e lo studio del Novecento si sposano con la poesia e lo spirito contemporaneo. Con venti dipinti, un'installazione di lavori su carta e dieci fotografie, il percorso espositivo dà vita a una mostra focalizzata sulle più recenti ricerche dell'artista, includendo una serie di lavori inediti, realizzati ad hoc.
La personale è stata organizzata dalla Gam, da Civita Sicilia e dall'Associazione Ars Mediterranea in collaborazione con le gallerie Bonelli Arte Contemporanea (Mantova) e Francesco Pantaleone Arte Contemporanea (Palermo), con il patrocinio di Regione Siciliana, Comune di Palermo, Distretto Culturale di Palermo.
Con questo appuntamento la GAM di Palermo dà l'avvio a una serie di personali che, nell'arco di tre anni (2011- 2013), costituiranno dei focus su artisti siciliani delle ultime generazioni, nomi affermati a livello nazionale ed internazionale, tutti con diverse formazioni e identità espressive.
Ad accompagnare l'esposizione è un catalogo a colori, edito da Silviana Editoriale: l'ampio apparato iconografico è affiancato da un testo critico di presentazione di Beatrice Buscaroli, dai saggi inediti di Helga Marsala e Alessandro Pinto, e dal contributo di Giulia Ingarao che introduce un documentario sull'artista co-prodotto dal Centro d'Arte Piana dei Colli - Villa Alliata Cardillo e da Complot Videobase. Prezioso il supporto di Elenka, main sponsor dell'evento. Media partner è il periodico Tribeart.
Accanto ai dipinti è presente un'installazione di venti raffinati lavori su carta e una breve serie di dieci fotografie: quegli stessi scatti, solitamente utilizzati come appunti visivi e supporti progettuali del lavoro, diventano stavolta opere essi stessi; nell'impossibilità di trovare approdo su una tela, queste immagini hanno rivelato, sorprendentemente, una autonomia iconografica non traducibile nel linguaggio pittorico.
Emblematico il titolo della mostra, "Almanacco o diario per il diletto comune", si ispira all'opera "Taschenbuch und Almanach zum geselligen Vergnügen" di Wilhelm Gottlieb Becker, storico, archeologo e scrittore tedesco vissuto nella seconda metà del Settecento. «Lo spunto letterario a cui si affida Di Marco - spiegano i curatori- rimanda alla formula del catalogo, raccolta di immagini e parole rintracciate sul filo di suggestioni casuali, al di fuori di logiche strettamente narrative o intimiste. L'imbattersi in frammenti qualunque, da consegnare allo sguardo e al pensiero, è premessa per una indagine intorno al mondo, alle cose e alla propria relazione con essi. Un infaticabile lavoro di osservazione e archiviazione, finalizzato alla ricerca di una bellezza universale, racchiusa nel particolare. A caratterizzare la ricerca più recente di Di Marco è la scelta di soggetti dimessi, silenziosi, cose comuni sospese al centro di spazi rarefatti: si tratta di luoghi mai chiaramente identificabili, privi di qualsiasi presenza umana o dettaglio cronachistico. Sempre ripresi con un taglio frontale e più o meno ravvicinato, questi oggetti mettono in atto un intenso faccia a faccia con lo sguardo dell'artista, prima, e con quello del pubblico, poi.

Ne deriva un dialogo meditativo, che parte dalla concretezza del racconto quotidiano, per approdare a una dimensione concettuale, lirica, assoluta. Sedie, scale, strutture abitative, trattori, saracinesche chiuse, pompe di benzina, barche, sono solo alcuni dei motivi ricorrenti».

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