Geron, nato a Venezia nel 1923, aveva iniziato a scrivere sul Gazzettino della sua città, prima di passare al Corriere della sera, di cui era stato caporedattore, e al Corriere d'informazione. Poi nel giugno del '74 fu tra coloro, con Corradi, Zappulli, Biazzi Vergani, Sofisti, Cervi, Gianni Granzotto, Piovene e Bettiza, che seguirono Montanelli nell'avventura del Giornale. Piccolo di statura, con i baffetti già grigi a cinquant'anni, la battuta sempre pronta, la marcata inflessione veneta e un carattere da finto burbero. Ovvio che un veneziano purosangue come lui, grande appassionato di teatro, fosse artisticamente innamorato di Goldoni. Spinta decisiva per diventare critico teatrale e in breve uno dei più apprezzati esperti del repertorio goldoniano. Al Giornale lavorò per vent'anni, fino all'uscita di scena di Montanelli, che per Geron coincise con l'età della pensione. All'inizio fu caporedattore agli Spettacoli, oltre naturalmente a esserne il critico teatrale, continuando anche nella sua attività di scrittore.
Tra i suoi libri si possono ricordare Un mariner sui tetti, Le bande della Grava, Indro Montanelli: il coraggio di dare la notizia, Goldoni libertino e Attori, amici miei, in cui rievoca il rapporto privilegiato con sessanta grandi attori del teatro italiano, da Ermete Zacconi a Turi Ferro. Come dire tutti quelli che contavano.Massimo Bertarelli - 12 gennaio 2012
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