Gelido, muto e spietato. Ecco il "Killer" di Fincher

Nel film recitano Fassbender e Tilda Swinton. Il regista: "Ho voluto provocare terrore"

Gelido, muto e spietato. Ecco il "Killer" di Fincher
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«Gioca d'anticipo». «Attieniti al piano». «Non fidarti di nessuno». «Non improvvisare». «Meno sai, meglio è». Sono questi alcuni dei comandamenti del bravo assassino che l'attore Michael Fassbender snocciola e (si) ripete varie volte in The Killer, il nuovo film di David Fincher che torna al genere, il thriller, che lo ha reso famoso come per Seven, Panic Room, Zodiac e L'amore bugiardo - Gone Girl. Per inquadrare il suo personaggio, il regista americano all'inizio ci porta a Parigi di notte con il Killer, così si chiama il personaggio, impegnato a osservare la sua prossima vittima da un locale vuoto che dà su un'elegante appartamento nel palazzo di fronte. Per tutto il film sentiremo la sua voce interiore ripetere svariate volte le frasi che abbiamo citato a cui si aggiunge un'altra per lui fondamentale: «L'empatia è debolezza, debolezza è vulnerabilità».

E infatti, basta solo un momento di distrazione davanti alla sua finestra sul cortile ed ecco che il colpo fatale non va a segno. Il lavoro non viene dunque portato a termine e i committenti decidono di eliminarlo. Lo cercheranno nel suo rifugio segreto nelle Repubblica Dominicana colpendo la sua adorata compagna. Da quel momento il film si trasforma nel più classico dei cosiddetti «revenge movie» con il Killer che, con pazienza e metodicamente, risale tutta la filiera criminale (tra cui troviamo anche un personaggio interpretato da Tilda Swinton) per dare sfogo alla sua vendetta. L'aspetto curioso è che il Killer praticamente non proferisce parola se non attraverso la voce fuori campo mentre invece a parlare, incessantemente, sono le sue vittime poco prima di morire: «Non è la mia prima volta che uso la voce off ma qui era fondamentale da un punto di vista narrativo perché dà conto dei monologhi interiori del protagonista. In questi casi però mi chiedo sempre perché ascoltando il pensiero di un personaggio crediamo che dica la verità? In realtà molte persone mentono a loro stesse», ha detto il regista al Lido di Venezia dove il film è in concorso ma dove è assente il protagonista per via dello sciopero degli attori a Hollywood. E, proprio a proposito della scelta di Michael Fassbender, ha aggiunto: «Ha un'abilità di essere credibile nel fare cose in grande stile, ma anche nel muoversi in un mondo isolato e limitato, può offrirti quello che ti serve in ogni momento. Riesce a drammatizzare il suo essere sociopatico nel film, senza orpelli solo attraverso il volto. Per me è pop ed elegante, è un po' Charlton Heston e un po' Laurence Olivier». Nel film, tratto dall'omonima graphic novel di Alexis Matz Nolent disegnata da Luc Jacamon che andrà direttamente su Netflix dal 10 novembre, il Killer è rappresentato in un modo tale per cui è molto difficile provare empatia, proprio come spiega l'irlandese Michael Fassbender nelle note di produzione: «Le sue azioni dovrebbero provocare terrore. Solo un volto privo di espressione che preme il grilletto. Senza alcuna emozione. Nient'altro che il vuoto. Dovrebbe essere un personaggio che mette a disagio. Non voglio che si pensi che sia cool». Il rischio non c'è perché, aggiunge Fincher, «la simpatia era l'ultima cosa che avevo in mente riguardo a lui. Non doveva essere spaventoso, ma rigoroso con il mantra delle regole che ripete ogni giorno». Unica nota empatica la musica che sente in cuffia prima di fare il suo sporco lavoro: «Volevo che l'ascoltasse per gestire l'ansia. Mi sembrava divertente usare la canzone How soon is now? degli Smiths. Non conosco un gruppo con una produzione così sprezzante e brillante insieme. I suoi gusti musicali aiutano ad aprire una finestra su di lui».

Così facendo il film dà anche un tocco originale alla narrazione proprio perché, conclude il regista, «per differenziare questo

protagonista da un serial killer tradizionale, mi piaceva che ripetesse il suo codice rigido di agire che via via salta costringendolo a improvvisare».

E, aggiungiamo noi, l'improvvisazione è pericolosissima per un killer.

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